Ha preso tutti alla sprovvista, non solo il mondo dello spettacolo. Alessandro D'Alatri è uscito di scena all'improvviso e ha già lasciato un vuoto nei tanti che lo hanno conosciuto ma anche in chi lo ricorda come una figura gentile, in qualche modo appartata, nel mondo del cinema e della televisione di cui, comunque, è stato un grande protagonista. È morto a 68 anni il regista dai penetranti occhi azzurri e dai tatuaggi vistosi, nato a Roma nel 1955 ma da sempre molto legato a San Sepolcro, città di origine della madre, che ha debuttato nel 1991 al cinema con Americano rosso, David di Donatello come miglior esordio dell'anno, e due anni dopo è arrivato al festival di Cannes, nella Quinzaine des réalisateurs, con Senza pelle con Kim Rossi Stuart che cercava di far dimenticare la serie tv Fantaghirò. Ma, prima di questi due successi, D'Alatri era nato come attore, in teatro, a otto anni con Visconti e Il giardino dei ciliegi e poi l'esperienza al Piccolo di Milano con Strehler dove, ricordava, «conobbi la droga più potente che c'è nel nostro lavoro, ossia l'applauso», per poi dedicarsi anima e corpo alla regia di film pubblicitari, molti di successo (Ciribiribì Kodak...). Attività che ha proseguito e in cui ha messo molto della sua fantasiosa vena artistica. Chiunque infatti ricorda la frase «Anto' fa caldo», pronunciata da Luisa Ranieri che, grazie allo spot-tormentone dell'estate del 2002 della bevanda Nestea, diventò popolarissima. «Non ho mai usato la pubblicità come un bancomat ricordava il regista perché c'è sempre stata una parte di me negli spot che, nella mia testa, funzionavano solo se, pensando ai miei figli, ritenevo che potessero andare bene per loro».
Sposato con, appunto, due figlie, Federica e Carolina, D'Alatri è stato il regista anche del famosissimo spot della Telecom che era ancora Sip, nel 1993, quando un accaldato condannato a morte, interpretato da Massimo Lopez, esprimeva il suo ultimo desiderio davanti a un plotone di esecuzione: «Una telefonata allunga la vita». Anche quello fu un tormentone di una campagna realizzata dall'agenzia di Armando Testa oggi al centro delle attenzioni per quella del ministero del Turismo Open to meraviglia.
Ma torniamo al cinema, dopo Senza pelle, nel 1998 prosegue il sodalizio con Kim Rossi Stuart nei panni di Gesù/Jeoshua ne I giardini dell'Eden, in concorso alla 55a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Quattro anni dopo si diverte a far esordire al cinema Fabio Volo in Casomai, una peculiare storia sentimentale con Stefania Rocca in cui continua a inserire le sue idee di cattolico inquieto. «Il paradosso di quel film? Che a volte è meglio dividersi», aveva dichiarato all'epoca D'Alatri che nel marzo di due anni fa ha annunciato - in maniera originale - la fine della relazione con Christiane Horedt: «Celebriamo i nostri 26 anni di matrimonio con un regalo, ci siamo felicemente separati». Con Fabio Volo torna a lavorare nel successivo La febbre in cui c'è un'esplicita critica alla burocrazia italiana che, tra le altre cose, impedisce ai giovani di realizzarsi.
Per il Natale del 2006 D'Alatri si lancia in un anti-cinepanettone, Commediasexi, scritto dal regista con Gennaro Nunziante prima che diventasse lo sceneggiatore di successo di Checco Zalone, con Paolo Bonolis per la prima volta protagonista sul grande schermo nei panni di un esemplare onorevole, sposato e padre di due gemelle, che si sta occupando di una legge sulla famiglia ma ha un'amante, una sexy starlette televisiva.
Seguono due film sfortunati, Sul mare nel 2010 e The Startup nel 2017, che però confermano la peculiarità delle scelte artistiche di D'Alatri, regista mai banale, che di se stesso diceva: «Sono uno che non ha mai fatto lo stesso film, non propongo piatti riscaldati, mi metto sempre in gioco».
Fatto sta che il regista si allontana dal grande schermo e si dedica solo al piccolo, ma anche ai videoclip con artisti come Elisa, Renato Zero, Laura Pausini e i Negramaro, con una serie di film televisivi come La scuola della notte, La legge del numero uno e In punta di piedi prima di tre serie tv di grandissimo successo come I bastardi di Pizzofalcone con Alessandro Gassmann, Il commissario Ricciardi con Lino Guanciale (nelle ultime settimane stava portando a teatro lo spin-off, Mettici la mano) e Un professore.
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