D'Alema: ammucchiata anti Cav Casini ci pensa. Il Fli: perché no?

La parola d'ordine è far saltare Berlusconi. D'Alema propone un Cln in chiave anti Cav. Di Pietro non ci sta, vuole il primato. Il terzo polo si divide. Casini apre: "Serve una riflessione". Il Fli si spacca. Urso: "No alle logite del tutti contro Berlusconi". Ma il think tank di Fini spinge per la guerra santa. E Bocchino torna a chiedere le elezioni: "Senza un governo degno di tale nome è meglio ricorrere alle urne"

D'Alema: ammucchiata anti Cav 
Casini ci pensa. Il Fli: perché no?

Roma - La parola d'ordine per l'opposizione è far saltare Berlusconi. Con ogni mezzo. Vanno benne anche le elezioni anticipate. E, soprattutto, vale anche un'alleanza su larga scala che prenda dentro i centristi anti Cav. La proposta è stata affidata dal piddì Massimo D'Alema alle colonne di Repubblica: "Il Paese attraversa una crisi democratica gravissima. Se Berlusconi non si dimette, l’unico modo di evitare l’impasse e il caos politico-istituzionale è andare alle elezioni anticipate". Una proposta che spacca in due i finiani e che sembra trovare terreno più fertile nell'Udc. Proprio Casini crede che vada raccolta con una "valutazione seria".

Ora D'Alema vuole le urne Non importa se il nuovo cln sarà un'accozzaglia più simile all'armata Brancaleone che a una seria compagni di governo. Di questo D'Alema non si cura. Così, per mettere insieme un governo di responsabilità nazionale, l'esponente del Pd lancia un appello alle forze politiche. Il motto: "Uniamoci, tutti insieme, per superare il berlusconismo". La ricetta di D'Alema per superare la "crisi" del Paese sta proprio nell'amalgamare tutte le opposizioni mettendo da "parte politicismi e interessi personali". per il momento, D'Alema non indica un candidato premier ("non spetta a me questa indicazione"), ma indica i tre obiettivi del "governo costituente". Il primo: "sciogliere il nodo della forma politico-istituzionale del bipolarismo italiano". Il secondo: un grande patto sociale per la crescita" come fu "con l’euro". Il terzo: il funzionamento dello Stato attraverso "una vera riforma della pubblica amministrazione".

Il retroterra comunista di D'Alema In piena coerenza con il retroterra di chiara matrice comunista, la proposta di d'Alema affonda le proprie radici nel Cln attuato contro il fascismo. Oggi, come sostiene Micromega, il corrispettivo del fascismo è il berlusconismo. Allora anche in questo caso D’Alema ha la formula giusta: propone un Cln dai post-fascisti di Fini agli ex comunisti, dagli ex democristiani del Pd ai cattolici di Casini, fino alla sinistra radicale di Vendola. "Una bella compagnia - ironizza Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera - molto compatta ed omogenea". In realtà, per fare le elezioni occorre che il governo in carica non abbia più la maggioranza. Secondo la Costituzione, infatti, il parlamento non può essere sciolto nel caso che ci sia una maggioranza che sostiene il governo. "Per andare alle elezioni non basta una intervista di D’Alema", sottolinea lo stesso Cicchitto.

Accoppiamenti contro natura Sembra non avere alcun futuro la chiamata alle armi di D'Alema. Secondo Cicchitto, "se si mette insieme una armata Brancaleone di questo tipo, siamo proprio curiosi di vedere cosa farà l’elettorato di centro e di destra che sta nel terzo polo". D'altra parte anche il leader Idv Antonio Di Pietro non convide la ricetta dell'esponente democratico. Per l'ex pm, infatti, "l’alleanza costituente" è "un accoppiamento contro natura", una coalizione "senza un programma" perché troppo diversa e quindi "non convincente". Per andare al voto anticipato, osserva Di Pietro, "non vi è dubbio che bisogna passare prima attraverso la forca caudina di 316 parlamentari da trovare in aula. Questo può avvenire solo se una parte della maggioranza e tutta l’opposizone unita danno vita a un fronte di liberazione parlamantare".

L'apertura di Casini La proposta del numero uno del Copasir divide invece il neonato terzo polo. Se infatti i finiani si dimostrano meno compatti nel rispondere alla chiamata del presidente del Copasir, l'Udc sembra più possibilista. Il leader centrista Pier Ferdinando Casini è infatti fermamente convinto che l'idea non possa essere "liquidata con una battuta" ma che debba essere valutata con "una seria riflessione". "Se dovessimo andare ad elezioni sulla battaglia privata di Berlusconi verso i giudici con la politica degli insulti che chi governa il paese dovrebbe mettere alla gogna - sottolineato Casini - la riflessione di D’Alema dovrebbe essere presa in considerazione. Ma in questo caso bisognerebbe fare un discorso chiaro e franco: vorrebbe dire che siamo in una situazione di emergenza". E l’augurio dell’ex presidente della Camera è che questa situazione di emergenza non ci sia.

I finiani tornano a spaccarsi Adolfo Urso boccia la "logica del tutti contro Berlusconi" e l'idea di trasformare le elezioni "in un plebiscito" attorno al Cavaliere. Per l'esponente del Fli, piuttosto, va costruita "un’alternativa credibile soprattutto sul piano di quelle riforme liberali". In realtà proprio dal direttore del think tank FareFuturo, Filippo Rossi, arrivara la proposta di fare una "grande alleanza per battere Berlusconi". Sul blog del Fatto, infatti, Rossi sembra ricalcare D'Alema nel cercare una soluzione per "uscire dalla melma berlusconiana di questi ultimi mesi, di questi anni". "Solo il voto potrà azzittire le trombe della propaganda di Arcore che, nonostante l’evidenza, continuano a raccontare un consenso plebiscitario nei confronti di Re Silvio - scrive l'ideatore di FareFuturo - tutte le opposizioni dovrebbero scendere nelle piazze per chiedere di andare a votare. Tutte, e tutte insieme".

Bocchino preme per le elezioni Più in linea con FareFuturo il capogruppo Fli alla Camera, Italo Bocchino, che torna a chiedere a gran voce le elezioni per "uscire dalla palude" in cui il premier "sta costringendo l’Italia". Sebbene preferisca un "passo indietro del presidente del Consiglio", l'esponente di Futuro e Libertà non chiude alla proposta di D'Alema. Anzi. "Se al voto Berlusconi darà ancora una volta vita a un referendum sulla sua persona - ipotizza Bocchino - potrebbero emergere quelle condizioni d’emergenza democratica di cui parla D’Alema e sulle quali deve essere chiamato a esprimersi quel 60% degli italiani che oggi vuole mandare in pensione Berlusconi".

Insomma, dalla sinistra più radicale ai centristi, il diktat resta uno solo: fare cadere il governo. Non si parla di programmi né di leader alternativi. Il solo interesse dell'opposizione è - appunto - quella di annientare il Cavaliere e ribaltare il risultato elettorale.

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