Il Cavaliere, quando ne parla con i suoi più stretti collaboratori, lo definisce «il miracolo di Vito». Lontano dalla retorica, la dimostrazione che dalle tragedie può nascere un’occasione di riscatto. E più di una speranza affinché fatti del genere non accadano mai più.
Vito Scafidi aveva 17 anni quando il 22 novembre 2008 morì sotto il crollo di un controsoffitto mentre era tra i banchi di scuola, al liceo scientifico “Darwin” di Rivoli (Torino). Una «morte bianca» che ha scosso la coscienza di molti amministratori locali e che ha smosso immediatamente all’azione gli ex ministri dell’Istruzione Mariastella Gelmini e delle Infrastrutture Altero Matteoli. Due mesi dopo, già firmavano un decreto legge (il numero 185 del 2008) a cui è presto seguita la delibera del Cipe (6 marzo 2009) con cui si inviavano 455 squadre di ingegneri e tecnici per battere palmo a palmo 42mila istituti in tutta Italia. Per la prima volta, si elabora un piano straordinario di interventi urgenti sull’intero patrimonio scolastico nazionale, finalizzati alla messa in sicurezza e alla prevenzione del rischio legato alla «vulnerabilità degli edifici con particolare attenzione agli elementi non strutturali», spiegano gli esperti. In concreto, non si fa un soltanto monitoraggio soltanto di muri, pareti o pavimenti, bensì si ispezionano mobili, armadi, librerie, lampadari - in alcune scuole se ne sono trovati persino di ferro.
Individuate le situazioni fuori legge, occorre trovare i soldi. Viene liberato perciò un miliardo di euro del Fondo Infrastrutture. Ma nel frattempo un’altra tragedia modifica i piani del governo. Il 6 aprile 2009 il terremoto rade al suolo L’Aquila e dintorni. Immediatamente 226,4 milioni vengono «girati» alla ricostruzione dell’Abruzzo: cinque mesi e mezzo dopo, il 21 settembre 2009, le scuole della regione possono riaprire per consentire il regolare avvio dell’anno scolastico (un record nel record, ovvero quello della consegna delle «new town», come raccontato nella prima puntata della nostra inchiesta).
Intanto non si perde di vista l’obiettivo originario. Lo screening dei tecnici ha messo in agenda 1.706 interventi urgenti per «accertata pericolosità» in altrettanti istituti di ogni ordine e grado, da Nord a Sud. Per assolvere all’impegno, dal miliardo di partenza ecco 358 milioni e 422mila euro di fondi Fas (ovvero per le aree sottoutilizzate). Guardando allo stato attuale di avanzamento dei progetti si scopre che ben il 96 per cento del denaro (circa 343 milioni) è già stato impiegato con la sottoscrizione di 1.605 convenzioni con gli enti locali. I decreti di impegno assunti e inviati all’ufficio centrale di bilancio per la registrazione sono 780 per altri 161,2 milioni.
La svolta sulla destinazione dei fondi è duplice perché il governo riesce a vincere il braccio di ferro con le Regioni, che spingono per attrarre a sé le risorse, assegnandole invece direttamente a sindaci e presidenti di Provincia e aggirando così la giungla delle competenze. Declinazione concreta del federalismo, perché si assecondano le esigenze del territorio. Quello che conta in ogni caso è che, al momento, la maggior parte dei cantieri sono stati chiusi o avviati e che come effetto collaterale, aspetto nient’affatto secondario in tempi di crisi, si sia riuscito a dare lavoro a imprese e operai.
Certo, il disegno generale non è ancora completato, la morsa della crisi ha stretto i cordoni della borsa. Gli altri 400 milioni di euro giacciono sulle scrivanie del Cipe: serviranno a eliminare quei rischi «connessi ad elementi non strutturali» in 1.972 edifici, stavolta esclusivamente al Sud come richiedono i criteri di assegnazione Fas. Le tabelle di programma del ministero mettono la Campania in cima alla lista delle priorità con 107 milioni di euro per 488 scuole, seguita dalla Sicilia con 92,3 milioni per 475 interventi e quindi la Puglia con 69 milioni destinati a 362 istituti.
Senza dimenticare quanto previsto del decreto Gelmini del 2008: alla messa in sicurezza delle scuole deve essere destinata quota non inferiore al 5% dei fondi stanziati per il programma delle infrastrutture strategiche. Tradotto, sul piatto ci sono ulteriori 111 milioni da dedicare ad altri 989 interventi, soprattutto in piccoli Comuni. Da ultima, l’approvazione di una risoluzione da parte delle commissioni competenti della Camera, in agosto, completa la programmazione dei lavori e fa salire a 5mila il numero delle scuole interessate dal piano di riqualificazione varato dal governo Berlusconi. Per quanto resta ancora da fare, la palla è passata all’esecutivo dei tecnici. «Spero - è l’auspicio dell’ex sottosegretario alle Infrastrutture e senatore Pdl Mario Mantovani - che anche i neo ministri Passera e Profumo vorranno confermare tra le loro priorità la sicurezza dei nostri studenti».
Mantovani il 22 novembre scorso, nel terzo anniversario del sacrificio di Vito Scafidi, era al liceo Darwin di Rivoli - messo in ordine, ma per la cui completa ristrutturazione sono stati messi a disposizione 3 milioni di euro e dove a breve partiranno i lavori -
assieme al procuratore Raffaele Guariniello che indaga sulle responsabilità del crollo. Da studenti e insegnanti sono arrivati applausi in un ambiente comunque «difficile». Prova che la forza dei fatti vince l’antipolitica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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