Dallo scanner per la taglia ai sei mesi di gestazione Così nasce una calzatura

Il «Closer» cuce a mano i pezzi Il «Bottom Maker» fa le suole La lucidatura spetta al «Finisher»

Ma come si fanno queste benedette scarpe a mano? Lo abbiamo chiesto ad alcuni degli artigiani più affermati. Racconta John Carnera di Cleverley, che da vero artigiano partecipa attivamente alla costruzione della scarpa: «Per consegnare un paio di scarpe ci vogliono da tre a sei mesi, comprese due prove. Su ogni paio di scarpe lavoriamo in quattro. Prima naturalmente si prendono le misure, ancora con la classica matita, la carta e il righello. Poi io scelgo e taglio la pelle. Partendo dalle misure del piede c'è poi «The Closer», colui che cuce a mano i vari pezzi tra di loro; in terza battuta arriva il «Bottom Maker» che fa suole, tacchi e rifiniture; infine «The Finisher» fa la gommatura, mette il marchio e soprattutto lucida la scarpa. La lucidatura è un momento fondamentale della lavorazione: quella che dà la sfumatura alla pelle e i colori particolari».Giuseppe Palmieri, responsabile comunicazione e marketing di Paolo Scafora di Napoli, racconta così il processo di maturazione della scarpa. «In un incontro preliminare con il cliente si decide il modello e come comporlo o personalizzarlo, ad esempio di che altezza fare la misura della suola o come fare le iniziali del nome, che possono essere impresse col laser o con dei chiodini. Dopo la scelta del modello si prendono le misure per creare una forma apposita da realizzare in modelleria che tenga conto della linea e dei volumi. Poi questa forma verrà sostituita dal paio di scarpe vero e proprio. Quindi si taglia la pelle e vengono tagliati e aggiuntati i vari pezzi del modello. Aggiuntare i singoli pezzi corrisponde all'orlatura, così si ha la tomaia che viene messa sulla forma nella fase di montaggio, ovvero l'operatore stende la tomaia sulla forma. Dopo la cucitura tocca alla suolatura, una fase molto delicata, che viene applicata con una ulteriore cucitura».La parola centrale è «comfort», dicono Manuela e Fabrizio Rivolta che dipendono dal modello di calzatura (mocassino, derby stringata, polacchino ecc), dalla volumetria interna della scarpa e dal modello della forma. Per questo acquista ancora più importanza lo scanner per la misurazione elettronica del piede, che permette di prendere la misura precisa anche senza la presenza del cliente. «È un procedimento affascinante che non incide per niente sulla manualità e sull'artigianalità del prodotto. In pratica, si sviluppa un algoritmo in cui forma e piede deformano la forma standard creando la forma individuale per ogni singolo piede. Poi il procedimento di costruzione della calzatura rimane identico».

Nell'atelier di Rivolta dunque il metro tradizionale può, all'occorrenza, essere sostituito dal metro digitale che coglie con accuratezza non solo la lunghezza e la larghezza del piede ma anche il suo volume, le sezioni, l'andamento.AL

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