Dallo sport alla scienza, tutti riscoprono il pisolino

La rivincita della pennichella è certificata dai campioni americani del basket, che prima delle partite dormono per almeno una mezz’oretta. E dagli ultimi studi sul cervello, che provano l’utilità del riposo pomeridiano

Dallo sport alla scienza, tutti riscoprono il pisolino

Nessuno osa chiamarli per telefono alle tre del pomeriggio: nell’ambiente tutti sanno che sono beatamente immersi nella pennichella, angelici come neonati. Non sto parlando degli impiegati Inps: i nuovi teorici dell’abbiocco pomeridiano sono gli atleti assoluti, i supermen del basket americano NBA. Una delle stelle più acclamate, Steve Nash, ne fa un motivo d’orgoglio: «Dormo una mezz’ora prima di tutte le partite. Mi sento più forte e più sereno».
Diamo il nostro benevuto anche al vecchio Nash. Un’autorevole voce americana, dall’ambiente sportivo più esasperato e più stressato del mondo, fa molto comodo al partito. La riscossa continua. Per troppo tempo, noialtri del MPP (Movimento Pennica Pomeridiana) abbiamo subìto linciaggi ed emarginazioni, ad opera di una corrente egemonica basata tutta sull’iperattivismo e sul dormire zero. Per troppi anni abbiamo incassato l’elogio del sonno breve, con quell’icona immarcescibile che si vantava di dormire soltanto tre ore per notte e di giocare sempre d’anticipo, perché mentre gli altri dormivano lui preparava le tagliole politiche, ma certo, Giulio Andreotti, e chi mai se no.
Raccontare in giro, tempi addietro, che perdersi nelle sconfinate praterie del Nirvana subito dopo pranzo è una delizia e un toccasana, tutta salute, significava guadagnarsi la patente degli sfaticati e dei mollaccioni. Era l’epopea dei rampanti e degli yuppies, dei salutisti e degli sportivoni, tutta gente esagitata che dopo il veloce spuntino di mezzogiorno andava a farsi una mezz’ora di spinning in palestra, o anche solo a farsi.
Altri tempi. Finalmente, quella feroce dittatura è un cupo ricordo. Il muro è crollato e trionfa la verità. Da tutte le università più autorevoli arrivano conferme univoche: dormire dopo il pasto ricarica la mente e restituisce al mondo uomini migliori. A Berkeley, in California, il professor Matthew Walker spiega così il fenomeno, dopo una ricerca condotta sui suoi studenti: «È come se la casella E-mail del nostro cervello ad un certo punto fosse piena: finché non dormiamo, non è possibile ripulirla, e dunque neppure ricevere nuove mail, cioè immagazzinare nuove informazioni». E aggiunge: «Più si resta svegli, più la mente rallenta». In effetti, ripensandoci bene, per quanto arguto il buon Andreotti non si può dire sia mai stato un mostro di velocità...
E comunque: ci sono ragioni precise che spiegano l’inesorabile abbiocco. I ricercatori dell’università di Manchester spiegano che dipende dagli zuccheri nel sangue: alti livelli di glucosio, inevitabili dopo un pasto, sono in grado di spegnere alcuni neuroni deputati a mantenere la mente vigile e sveglia. Allo stesso modo si spiega pure la difficoltà ad addormentarci quando siamo affamati: il basso livello di zuccheri favorisce l’aumento dell’attività neuronale, mantenendo il cervello sveglio.
Gli anglosassoni lo chiamano «nap», al sud la chiamano pennichella, al nord pisolino: comunque lo si voglia definire, è un toccasana. Un segreto del benessere, una ricarica di vitalità e di buonumore. Anche se purtroppo riusciamo a praticarla ormai solo in vacanza, noi del MPP l’abbiamo sempre sospettato, l’abbiamo avvertito inconsciamente, come tutti gli idealisti istintivi. Ma adesso c’è anche il determinante supporto della scienza a sdoganarci definitivamente. Finito il tempo delle persecuzioni e dell’inquisizione, tutti si accodano. Ci sono grandi aziende che per migliorare l’efficienza del personale predispongono stanze destinate al riposo, durante la pausa. Nei nostri ministeri queste stanze non vengono istituite, perché tutti si arrangiano benissimo da soli.
Però attenzione: la pennica non s’improvvisa. Ha i suoi valori etici ed estetici. Ognuno può raffinare nel tempo la propria tecnica ideale. Il premier Berlusconi, come noto, ha quella della ricarica veloce: pochi minuti ad occhi chiusi, ogni tanto, e riparte di slancio. Per la serie giornalismo di servizio, propongo comunque una brevissima guida pratica, tratta dalle decennali esperienze dei più professionali sperimentatori. Primo: pasto leggero e magari senza alcol, perché cibi pesanti e vino ritardano il sonno, rendono più difficile la digestione e aumentano lo stordimento post-risveglio. Secondo: ambiente accogliente, buio, zero rumori, temperatura intorno ai 20°. Terzo: prima di stendersi, meglio aspettare un quarto d’ora, affinché la digestione si avvii.

Quarto: durata tra i 20 e i 60 minuti, perché oltre l’ora si rischia di risvegliarsi peggio di prima. Ultimo, ma non ultimo: se qualcuno racconta ancora che chi dorme non piglia pesci, può andarsene al diavolo. Perchè mai uno dovrebbe passare la vita a prendere pesci?

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