Il nuovo film di Tom Hooper, già regista de "I miserabili" e premio Oscar per "Il Discorso del Re", è un melodramma d'epoca basato sulla storia vera del primo individuo che si sia sottoposto a un'operazione di cambio di sesso. E' una pellicola ben girata, che deve moltissimo all'intensa recitazione degli attori in scena e che regala piacere visivo grazie all'eccellenza dei comparti tecnici: costumi, scenografia e fotografia sono di una bellezza pittorica e la colonna sonora di Alexander Desplat toccante. Eppure la sensazione è che questo biopic finisca con l'essere al servizio della performance di Eddie Redmayne, andando a perdere quindi molto del suo potenziale.
Einar Wegener (Eddie Redmayne) è un pittore paesaggista di una certa fama nel 1920 in Danimarca. Anche sua moglie Gerda (Alicia Vikander) dipinge, per lo più ritratti. Un giorno Gerda chiede al marito di posare per lei al posto della modella che non si è potuta presentare. Gli fa quindi indossare calze e scarpe da donna, nonché tenere appoggiato addosso un sontuoso abito da ballerina. Per Einar è una rivelazione il piacere provato in quegli istanti. Inizia perciò a nascondere indumenti femminili sotto i vestiti da uomo finché addirittura, complice la moglie, si addobba con tanto di trucco e parrucco e l'accompagna ad una festa di artisti. Nasce in questo modo Lili, all'inizio come gioco erotico tra due sposi ma poi come l'alter ego che Einar non è più in grado di arginare. L'uomo, in piena crisi di identità, si rivolge ai medici del tempo ma ottiene solo di venire internato o classificato come schizofrenico. Decide allora di affidarsi alla chirurgia sperimentale e assecondare in tutto e per tutto il suo desiderio di trasformarsi in una donna. Il suo sarà il primo intervento di riassegnazione sessuale della storia. In questo cammino, o meglio calvario, verso l'accettazione di sé, avrà accanto Gerda che lo assisterà con tutto l'amore possibile.
Il talentuosissimo Redmayne, già premio Oscar lo scorso anno e papabile candidato a riceverne un secondo consecutivo per questo ruolo, dà il massimo ma la sua performance non brilla quanto quella di Alicia Vikander, la favorita ad aggiudicarsi la statuetta come miglior attrice non protagonista. L'attore, nei panni di Lili, punta tutto sull'alternarsi di entusiasmo e fragilità, sorrisi e lacrime, rendendo il personaggio ora preda di gesti nervosi ora fissato con la delicatezza delle movenze, ma il risultato per quanto convincente è forse un po' affettato. Ci sono altri modi di immergersi profondamente in un ruolo e La Vikander, qui moglie martire, ne è la prova. Il suo volto e soprattutto i suoi occhi ci rendono testimoni di un cambiamento che appare più affascinante di quello che sta vivendo il suo consorte: questa creatura forte, volitiva e anticonformista, dall'istinto sessuale molto pronunciato, a poco a poco viene messa alla prova da Amore e piegata al sacrificio. Non rinuncerà solo all'aspetto carnale della relazione ma all'esistenza stessa del suo sposo, abdicando alla propria felicità in favore di quella di lui. Il suo sentimento si farà via via sempre più trascendente e culminerà nella compassionevole condivisione della sofferenza di chi ha accanto. In tutto questo la questione transgender viene però trattata in maniera fin troppo formale e delicata, la sceneggiatura non riesce a creare vera sintonia con la mente e col cuore di chi si trova a nascere e vivere in un corpo che non sente il suo. L'opera rimane come paralizzata da una patina di gradevolezza e si dimentica di fare la differenza nella comprensione della dimensione umana che ritrae.
A proiezione
terminata, resta soprattutto la lezione di Gerda: è lei a ricordarci, paradossalmente in un film in cui l'elemento sessuale è centrale, quanto in realtà l'amore, quello assoluto, vada ben oltre la connotazione di genere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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