Davanti ai rigori siamo tutti della stessa razza

L’antropologia tanto cara a Gianni Brera, che s’inventò gli abatini, figli della grande guerra e degli stenti conseguenti, ha ancora un legame con il calcio nel terzo millennio? A leggere la storia dei rigori, inventati da un arbitro tedesco che li sperimentò in un campionato regionale, pare di no. Ci abbiamo fatto magre figure noi italiani, razza latina; ne sono rimasti colpiti anche gli inglesi, che arrivano da altre etnie. Per gli azzurri la maledizione è andata avanti fino al Mondiale del 2006 quando la lotteria dal dischetto premiò gli uomini di Lippi nella finale con la Francia: traversa di Henry, esecuzione vincente di Grosso. E via a festeggiare, pare un secolo fa. Nelle edizioni precedenti solo delusioni: prima con l’Argentina (semifinale di Italia 90), poi con il Brasile (finale di Usa 94), infine con la Francia (quarti del torneo vinto dai transalpini a casa loro nel 1998). Ancora vividi nella memoria gli errori di Serena, Baresi, Baggio, Di Biagio. Ondivaga invece l’esperienza negli Europei, felice nel 2000, amara nel 2006. Ma non è solo un problema di nostra esclusiva. L’incubo dei rigori grava come una cappa sull’Inghilterra che oggi pomeriggio affronterà la Germania e si porta appresso ricordi bestiali. Perché i tedeschi ebbero la meglio sui britannici prima nella semifinale del Mondiale giocato in Italia, fatale il diciassettesimo tiro, e poi nella semifinale dell’Europeo svoltosi in Inghilterra nel 1996. E i tedeschi appaiono cecchini infallibili nel tiro dagli undici metri, specie in Coppa del Mondo. In meno di trent’anni hanno fatto fuori, oltre agli avversari di oggi, la Francia nell’82, il Messico nell’86 e l’Argentina nel 2006. Capirete quindi l’attenzione quasi ossessiva dei tabloid anglofoni nei confronti di David James, il quasi 40enne portiere del Portsmouth, li compirà il 1° agosto, dai modi quasi pirateschi. Toccherà a lui, in caso di decisione ai rigori, esorcizzare un tabù dai risvolti quasi primordiali.

A patto che i compagni di squadra non si facciano prendere dall’emozione davanti al pallone posto su un dischetto colorato di bianco. E qui, cari miei, l’antropologia non spiega nulla. In quei momenti siamo tutti uguali, bianchi e neri, cristiani e islamici, conservatori e democratici.

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