De Gregori e Zalone, un "Pastiche" d'autore. "È una marachella per divertirci insieme"

Il cantautore e il comico (al piano) insieme in 15 brani. A giugno due concerti alle Terme di Caracalla di Roma

De Gregori e Zalone, un "Pastiche" d'autore. "È una marachella per divertirci insieme"
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Era ora, finalmente una idea. Esce il disco di Francesco De Gregori e Checco Zalone, loro due insieme, il principe dei cantautori e il re della risata che non fanno un'«operazione marchetta» per risollevare carriere (ci mancherebbe) ma hanno inciso quindici canzoni semplicemente per il piacere di farlo. La voce è quasi sempre di De Gregori. Il pianoforte è di Checco Zalone che si cala dalla testa fino alle dita nel ruolo di musicista e ai sorrisi ci pensa soltanto poi. Ad esempio quando parla del disco in un locale di Milano, dopo aver suonato e improvvisato con De Gregori. Scusi Checco Zalone, perché avete deciso di intitolarlo «Pastiche», cioè pasticcio? «Ma come, non hai sentito come ho suonato?». Risate. «In realtà - ed è De Gregori che principescamente spiega - è una parola antica che rende l'idea del vintage e mescola varie intuizioni e molte contaminazioni, insomma una sorta di mash up». Insomma «una marachella», parola di Zalone.

C'è il brano inedito Giusto o sbagliato, che gira in radio, ci sono autorivisitazioni di classici come Rimmel, Buonanotte fiorellino o Pezzi di vetro (la preferita di Zalone nel repertorio di De Gregori), La prima Repubblica e Alejandro di Zalone ma anche una sorprendente Pittori della domenica di Paolo Conte, una versione forse non memorabile di Putesse essere allero di Pino Daniele, poi Le cose della vita di Antonello Venditti e una riuscitissima Storia di Pinocchio che tra le firme ha anche quella di Nino Manfredi.

Sì ma, Zalone, che cosa le ha dato De Gregori? «A livello economico niente». Risate. «Però lui è forse uno dei pochi amici che ho nel mondo dello spettacolo. Vado spesso a cena da lui a Roma e, tra una carbonara e una cacio e pepe che cucina benissimo, ci sediamo al suo pianoforte Steinway e suoniamo». «Vabbè, caro Checco, adesso basta con il cinema, è stata una scelta perdente, ora arrivano i soldi veri con la musica», scherza De Gregori che tra i due è il più sorprendente. Lui, proprio lui il più austero dei cantautori, che si mette in gioco con il divertente simbolo del politicamente scorretto. E ne esce alla grande: «Nei film di Zalone mi piace lo sguardo innocente sulle creature umane e sulla società rendendo lo spirito dell'italiano medio senza cattiveria». Sta a vedere che magari De Gregori entrerà nel cast di uno dei prossimi film: «Mi piacerebbe molto». «Ma indirettamente c'è già stato - aggiunge Zalone - perché il cane di Lino Banfi in Quo vado era il suo».

Insomma uno scambio di sensi musicali che va oltre la semplice convenienza: «Dopo i 65 anni gli artisti diventano incazzati e livorosi, ma non ho mai sentito Francesco parlare male della trap, anzi spesso parla male dei colleghi», scherza Zalone prima che De Gregori confermi ciò che già si capisce ascoltando il disco: «Non ho bisogno di stupire, non abbiamo la necessità di fare scoop».

Anche per questo non ci sarà un tour («questa è una toccata e fuga») ma solo due concerti alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9 giugno: «Stiamo costruendo uno spettacolo, ci sarà una band ma sarà diverso dai soliti spettacoli musicali».

E ieri hanno dato un'idea di come sarà questo concerto, con Zalone al piano che finge di dimenticare le note di Rimmel o De Gregori che canta Gli uomini sessuali o entrambi che stravolgono Generale cantandola alla Vasco Rossi: «C'è anche una versione inglese, l'hanno intitolata Vannacci», scherza lo scherzatore di professione. «Probabilmente faremo anche un pezzo di Adriano Celentano».

Nell'epoca dei feat costruiti per raggiungere il maggior numero di like e stream, questo Pastiche è un pasticcio vincente perché ha una ventata genuina con un po' di nostalgia (ad esempio la copertina del disco ispirata a Carosello Carosone n. 2) e quel senso di leggerezza che in giro si respira sempre meno. «Come ci siamo conosciuti? Io ero sul gommone per polpi a Bari e ricevo un messaggio: Sono qui e vorrei incontrarti firmato Francesco DG.

Io ho pensato a Dj Francesco ma poi un mio amico mi ha chiamato e ho capito, così ci siamo incontrati». Poi, registrato qui e là in due anni, è arrivato uno dei dischi più divertenti del momento, registrato da un cantautore che sa reinventarsi e da un comico che sa smettere di far ridere e poi dite se è poco.

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