Delude il piano Telecom e il titolo crolla

da Milano

La Borsa boccia il piano industriale di Telecom Italia firmato Franco Bernabè. Il titolo ieri dopo un crollo del 9,2% è sprofondato ai minimi degli ultimi 10 anni a 1,44 euro. Il nuovo amministratore delegato ha tolto il velo sul piano triennale di Telecom: consolidare la posizione in Italia e America Latina, riporre al centro il cliente e seguire una più rigida disciplina finanziaria.
«Niente fuochi d’artificio, solo tre semplici pilastri di buon senso», ha commentato Bernabè prima dei numeri.
Per quest’anno in Italia Telecom punta a un fatturato superiore a 23 miliardi di euro, in calo rispetto ai 24,2 miliardi del 2007, a causa del protrarsi degli effetti del decreto Bersani e del taglio delle tariffe. La debolezza delle attività italiane durerà solo un anno. Tra il 2009 e il 2010 Bernabè si aspetta un fatturato stabile. Ma niente paura: a salvare i conti del gruppo sarà la crescita prevista per l’America Latina che permetterà di chiudere quest’anno con ricavi in linea con il 2007, mentre negli anni successivi quelli del gruppo saliranno tra l’1 e il 2 per cento.
Sempre per il 2008 la società punta a un margine operativo lordo pari al 38,5% del fatturato in leggero calo rispetto al 39,7% del 2007. Dal 2009 Telecom dovrebbe poi riuscire a recuperare redditività per mantenerla al 39% dei ricavi. Bernabé punta sulle attività estere, prima in Argentina attraverso l'aumento della quota azionaria in Sofora. Poi in Brasile dove l’obiettivo è mantenere la leadership nella crescita del mobile e consolidarsi in Germania con Hansenet.
Il piano però non parla solo di espansione: le attività meno redditizie verranno cedute. La prima attività ad essere sacrificata sarà Alice France che secondo gli analisti potrebbe portare nelle casse del gruppo almeno 600 milioni di euro.
Mentre rimane aperta la partita Telecom Italia Media: «Dobbiamo ancora elaborare un’analisi approfondita sul suo ruolo all’interno del gruppo» ha detto l’amministratore delegato.
Ma la vera svolta del piano Benarbè rispetto alla passata gestione risiede nella nuova disciplina finanziaria. Più rigore per riportare il debito ai livelli medi degli altri operatori europei ovvero pari a 2,5 volte il margine operativo. I sacrifici per ridurre l'esposizione finanziaria netta dai 35,7 miliardi attuali ai 30 previsti, li pagheranno gli azionisti. È finita l’era delle ricche cedole di 14 centesimi di euro, bisognerà accontentarsi degli 8 centesimi distribuiti già da quest’anno. Non si tratta di avarizia, Bernabè si allinea ai competitor europei che distribuiscono il 65% degli utili. Un piano senza grandi novità che ha lasciato profondamente delusa la comunità finanziaria. «È una semplice bozza, non un vero piano industriale», ha commentato l’analista di una primaria sim milanese che ha aggiunto «Bernabè ha rimandato a un piano più dettagliato entro la fine dell’anno».


«Non si poteva pretendere molto di più, il nuovo amministratore delegato è alla guida del gruppo Telecom da soli 75 giorni», aggiunge un altro analista, che però critica il livello degli investimenti: «Nonostante 15 miliardi in tre anni possano sembrare molti, non sono affatto sufficienti per costruire una rete di nuova generazione, indispensabile al nostro Paese».

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