di Luigi Guelpa
Come un pittore capace di far coesistere in un affresco una straordinaria varietà di corpi, volti e situazioni, così il Camp Nou si appresta a proporre convergenze suggestive, a partire dalla sfida tra i fratelli Milito. Diego contro Gaby, El Principe (per via di quella somiglianza impressionante con Enzo Francescoli) contro El Mariscal (in omaggio al leggendario difensore albiceleste Roberto Perfumo).
Un cacciatore di gol contro uno dei difensori più forti al mondo se solo quel ginocchio destro, che spesso scricchiola con un suono sinistro, avesse retto meglio l'urto di tante battaglie. Mourinho non rinuncia certo al suo cecchino infallibile. Guardiola deve invece sostituire il «cavernicolo» Puyol, e il fratellino (per pochi mesi) di Diego sembra offrire tutte le garanzie del caso nonostante le ruggini di quasi venti mesi d'assenza forzata.
Diego e Gaby sono cresciuti insieme nel Viejo Bueno una squadra del quartiere poco nobile Quilmes di Buenos Aires, la stessa che ha regalato i primi vagiti al “Kun” Sergio Aguero. Il destino ha voluto che los hermanos si sfidassero in uno dei derby più infuocati del Sudamerica, quello di Avellaneda. L'interista giocava per il Racing, Gaby difendeva i colori dell'Independiente. Correva l'anno 2003 quando i due vennero alle mani con l'arbitro che non sapeva più cosa fare per divincolarli. Si urlarono cose irripetibili, tirando in ballo persino l'onorabilità di una mamma che poi era la stessa. Eccessi di una gara e di uno spirito belluino che solo chi ha avuto i natali in Argentina può concepire.
Decisamente migliore l'approccio a Saragozza con la stessa maglia, anche se la militanza aragonese regalò celebrità più al difensore che al Principe. Gaby maturò a vista d'occhio, orchestrando la difesa e proponendosi come uno dei più interessanti “defensa centrales” della Liga. L'inevitabile asta, alla quale prese parte anche la Juventus, venne vinta dal Barcellona che sistemò sul piatto della bilancia venti milioni di euro in contanti e una clausola rescissoria vertiginosa di novanta. Qui però iniziò il calvario, fatto di legamenti sottili come il filo di cotone e iniezioni di Voltaren un giorno sì e l'altro pure. E mentre Gaby schiumava ai box, Diego diventava il centravanti dirompente acciuffato all'ultimo secondo di mercato dal Genoa per poi trasformarsi nel letale delantero, bello di giorno come di notte, in maglia nerazzurra.
Era dai tempi di Avellaneda che il remake di «fratelli coltelli» non andava in scena. Guardiola sicuramente chiederà a Pep di frenare gli ardori del fratello, «lo conosce bene e sa come metterlo in crisi», ha spiegato sabato scorso a margine della sfida con lo Xerez.
Il cobra Eto'o invece passerà dai bulloni arroventati di Gerard Pique, il ragazzino che ride anche mentre demolisce gli avversari. Loro non sono fratelli, ma si conoscono altrettanto bene per essersi allenati (e qualche volta anche malmenati…) fino allo scorso anno in Catalogna.
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