«Devono ridare al Milan gli ultimi due scudetti»

A fine partita l’applauso dei giocatori al tecnico

Franco Ordine

da Milano

La frase è a effetto ma non è studiata, preparata. Silvio Berlusconi, dentro lo stadio di San Siro, sta per raggiungere la tribuna d’onore e assistere all’ultima partita del campionato Milan-Roma. È in compagnia di Adriano Galliani, vice-presidente vicario del club rossonero, e con lui sta discutendo, animatamente, delle vicende sbattute sulle prime pagine dei giornali e sui titoli di testa dei tg. Chiede ragguagli, dettagli, particolari dopo quel giudizio amaro e doloroso, «è una cosa terribile» pronunciato a Roma. Al varco di un passaggio interno, un drappello di cronisti è pronto a interrompere il conciliabolo con la domanda delle cento pistole, «Presidente cosa pensa della vicenda?». Silvio Berlusconi si ferma e scandisce con la mascella serrata: «Esigiamo che ci vengano restituiti i due scudetti che ci spettano. Siamo stanchi di subire ingiustizie». Una frase secca, lapidaria che fa subito il giro dell’etere e delle redazioni dei giornali. Berlusconi accoglie una sola domanda («quando sarà dimostrato...») rintuzzata con una risposta che è sulla bocca di tutti in questi giorni: «Più chiaro di così...».
Sono le parole che scolpiscono la domenica del Milan, il congedo dal campionato e da San Siro con in tasca un momentaneo secondo posto, la diciottesima vittoria domestica su diciannove (da aggiungere un solo pareggio, contro la Samp). In tribuna il presidente del Consiglio uscente siede al fianco di Galliani, continua a parlargli, a chiedere informazioni e a chiosare la sfida con la Roma, decisa dal rigore di Amoroso, a tempo scaduto, durante il canonico recupero. Galliani esulta, Berlusconi non ha il coraggio di assistere in diretta a quel tiro dagli undici metri e si volge dall’altra parte. Sceso il sipario sul campionato, il presidente scende negli spogliatoi e parla alla squadra, li ringrazia per l’impegno profuso, il gran bel calcio mostrato, per il comportamento avuto: ci sono tutti i rossoneri, tutti tranne Nesta volato a Fiumicino, chi è reduce dalla partita e chi invece dalla panchina. «Grazie per quello che avete fatto» ripete Ancelotti in un clima di grande tensione ai suoi e dalle panche piene di maglie parte l’applauso che chiude il torneo più controverso e chiacchierato della storia moderna. In tribuna stampa l’allenatore è più diretto: «Siamo stati penalizzati».
Quando Berlusconi lascia San Siro, interviene Adriano Galliani, il suo vice oggi atteso a Roma per il vertice federale organizzato da Abete. «È l’ultimo giorno di calcio giocato, vorrei parlare solo di quello» è il suo esordio che cade nel vuoto. «Faccio fatica a definire il mio umore» e qualcuno può pensare ancora al gelo nei confronti di Giraudo e Moggi. E invece riguarda altro, riguarda ciò che si scrive sul conto del Milan in queste ore. «Non mi va bene che si cerchi di trasformare il Milan da vittima qual è, in corresponsabile, sia pure in maniera limitata» è il suo lamento che questa mattina si abbina con un incontro in via Turati con i legali del club chiamati a valutare titoli, valutazioni e indiscrezioni sul conto della società rossonera e di eventuali castighi sportivi da scontare per la prossima stagione. La chiosa da fare è sempre la stessa, identica a quella firmata dall’avvocato Cantamessa sabato mattina a Carnago. «Se tutto il materiale è quello conosciuto, c’è niente» è il parere del legale, esperto di diritto sportivo, riferito alla posizione di Leonardo Meani, collaboratore esterno, addetto agli arbitri, presente in panchina anche ieri pomeriggio.

Ma è tutto? Se lo chiedono in molti mentre da Napoli si ripete la eco di altro materiale scottante in arrivo dalla procura. Ma i tifosi del Milan non vengono sfiorati dal più piccolo dubbio. E all’uscita di San Siro sottoscrivono la dichiarazione di Silvio Berlusconi. «Esigiamo che ci restituiscano i due scudetti che ci spettano».

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