da Sulmona (LAquila)
Tre ragazze: due uccise, una sopravvissuta al massacro. Un duplice delitto, quello di Capo Verde, che ricorda quanto avvenuto, esattamente dieci anni fa, nel bosco del Morrone, tra i monti del Parco nazionale della Maiella, vicino a Sulmona. Era lagosto del 1997. Sulmona si risvegliò con la notizia di due ragazze uccise, una terza ferita e un assassino in libertà. La sopravvissuta si chiamava Silvia Olivetti ed era tornata sanguinante dalla montagna, dove aveva lasciato sua sorella Diana e unamica, Tamara Gobbo. I loro corpi straziati vennero trovati alle prime luci dellalba del giorno dopo.
Il 21 agosto venne fermato un pastore macedone. A lui gli investigatori erano arrivati dopo la denuncia fatta da un abitante della zona che aveva riferito di aver trovato uno zaino contenente tre pistole. Poi aveva incontrato il pastore macedone, che ne aveva rivendicato la proprietà. Lextracomunitario era stato poi riconosciuto da Silvia come lo stupratore e lassassino di Diana e Tamara. Poi i riscontri, con testimonianze ed il ritrovamento, nello stazzo in cui il macedone viveva, dei vestiti descritti da Silvia. Nello stesso luogo fu anche ritrovato lo zainetto. Ma delle pistole non cera traccia. Indizi sufficienti, comunque, per mettere alle strette Hasani Aliyebi, detto Alì, macedone di 23 anni, da alcuni anni in Italia e con precedenti penali per furto. La storia fece scalpore. LItalia intera parlò del duplice omicidio e di quella ragazza sopravvissuta al massacro. Di lì a poco il pastore macedone confessò tutto e venne accusato di duplice omicidio volontario, tentativo di omicidio, violenza sessuale, sequestro di persona, porto e detenzione abusiva di armi. A permettere la rapida soluzione del caso fu soprattutto la lucidità e la forza di Silvia, salva soltanto perché creduta morta dallaggressore, il «pastore gentile» incontrato durante lescursione dalle ragazze. Che poi, lungo un sentiero, aveva estratto la pistola e minacciato le tre giovani.
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