L'altra Storia. Quella carsica. Quella dalle armi spuntate. Quella che guadagna eco dagli epistolari, dai sogni scritti nella disperazione. Quella che non avanza pretese e scivola con pudore sul foglio, cristallizzata in immagini e decantata in amore. Quella raccontata attraverso i tre libri, «accomunati dall'accettazione cristiana dei momenti bui», presentati alla Biblioteca Universitaria da Maria Luisa Bressani, Laura Bisio e Giuseppe Benelli. «Immagini d'esilio (1941-46)» di Antonio Mor, «Il testamento del capitano» di Piero Gheddo e «Lettere d'amore e di guerra» di Maria Luisa Bressani. Diari-lettere ai margini dell'ultima guerra mondiale, ancorati ad ideali e valori forti. Per reggere la follia, per non perdersi al fronte.
La sala in penombra, satura. Andrea Mor ripercorre la biografia del fratello Antonio, morto nel 2002. Compagno di classe di Carlo Bo, laureato in lettere e filosofia, professore di latino al Cassini, arruolato, viene inviato in Albania dove è fatto prigioniero il 30 dicembre del '40. Sarà ad Atene, Creta, Egitto e India. Sei anni recluso e lontano. Torna a Genova nel 46, ha tenuto un diario puntuale di quei giorni, ma non lo pubblica. Lo ritrova postumo il fratello e lo dà alle stampe. «In un'epoca in cui era facile odiare, non c'è traccia di odio» nota Andrea. Poi Laura Bisio che si mette sulle tracce di Antonio: «Il libro si nutre d'una sensibilità profonda. C'è attitudine contemplativa, riflessione sul mondo e sulla vita. Tutto espresso in immagini». Nessuna cronaca di prigionia, ma sequenza di spunti legati all'esilio. La vena amara che irrompe nell'estasi della bellezza, la consapevolezza «dell'effimera sostanza», riscattata da un'intensa fede religiosa. Il correlativo oggettivo è l'acqua in cui tutto si scioglie, e il paesaggio diventa centrale. Quello dei luoghi di prigionia, dei viaggi di trasferimento. Paesaggi umani, sentinelle guardate con gli occhi dell'anima. Tra fede e profonda cultura, diventa un libro-film montato per date. «È la doppia vista» insiste Bisio ad agganciare la realtà ai suoi riferimenti culturali. Per salvarsi.
Alla poesia-immagine che nasce dal tragico, s'accosta «Il testamento del capitano». Dopo 60 anni, Piero Gheddo risponde alle lettere del padre Giovanni dal fronte russo. Gli risponde ormai settantenne, sacerdote del Pime di Milano dal 54, e suo direttore dell'ufficio storico dal 94. Lo schizza Bressani che parte da un episodio sconvolgente, i giorni dello sfondamento del fronte sul Don da parte dei russi, «con i nostri stretti a tenaglia e la mamma di Giovanni che si sveglia nella stanza di Trozzano Vercellese perchè sente gridare Giovanni che muore».
Era il 17 dicembre del 42. Giovanni non tornerà mai a caso. Disperso. Poi il merito del giornalista Giorgio Torelli che spinge l'amico missionario a pubblicare le lettere in un libro, «perché il dramma di suo padre non è un suo patrimonio privato e i nostri morti vanno riletti e fatti rientrare nei pensieri per ascoltarne i racconti, ripassarne i giorni, rivisitarne le opere». Giovanni arruolato «idoneo incondizionato» nonostante tre figli a carico, la mamma anziana, la sorella sulla sedia a rotelle, scrive dal fronte con la testa a casa, ai bisogni della famiglia. Uomo di fede, osserva, annota e cerca anche un rapporto umano con la gente: la guerra come forma di globalizzazione selvaggia che dallo scontro fa nascere una nuova umanità. Risalta la tempra di educatore, «una bellissima lettera sulla preghiera è considerata dal figlio il testamento spirituale del padre». Nel finale la testimonianza del martirio e la causa di beatificazione dei genitori di Piero Gheddo.
A chiudere il trittico «Lettere d'amore e di guerra», quelle che si sono scambiate Edgardo e Ida Bressani. «Una vicenda bellissima - spiega Giuseppe Benelli - in cui la saggezza montanara di lei s'accompagna all'anima triestina di lui e subito nasce una differenziazione particolare: l'essere triestino nella prima metà del Novecento». Benelli allarga il discorso alla patria, alla Trieste italiana che aveva sentito il tradimento. «In questo epistolario di mille lettere, che poi sono anni raggruppati in quel periodo tragico dell'Italia della guerra civile, c'è un contenuto storiografico enorme». Una microstoria che diventa paradigmatica.
Antonio Mor, «Immagini d'esilio» (1941-1946) KC Edizioni, 169 pagine, 13 euro.
Piero Gheddo, «Il testamento del capitano», Edizioni San Paolo, 205 pagine, 12 euro.
Maria Luisa Bressani, «Lettere d'amore e di guerra», Lint Editoriali, 152 pagine, 14,50 euro
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