Dico, la tregua di Fassino rotta dal fuoco amico

La Bindi non ci sta: la nostra proposta è equilibrata, sbaglia chi vuole superarla

da Roma

Chissà se le lodi del centrodestra imbarazzano Piero Fassino. Chissà se lo preoccupano gli attacchi di sinistra radicale e laici. L’apertura del segretario della Quercia alla Cdl post-Family day, comunque, è guardata con sospetto anche in casa Ds e nella Margherita si preferisce un rinvio sine die di Dico e altri provvedimenti sulle unioni di fatto a un’accelerazione in Parlamento sulla base di proposte dell’opposizione e del mondo cattolico.
Rosy Bindi, ministro Dl per la Famiglia che ha firmato il disegno di legge con la titolare Ds delle Pari opportunità Barbara Pollastrini, difende la sua creatura. «È difficile abbandonare l’equilibrio della nostra proposta se non si vuole attentare alla famiglia. Il ddl sui Dico non stravolge l’ordinamento giuridico italiano, mentre la modifica del codice civile non è certo acqua fresca».
È su questa proposta delle associazioni cattoliche che hanno promosso il Family day, che Fassino vuole aprire una trattativa, o sul progetto di legge dell’azzurro Alfredo Biondi. Nella lettera alla Repubblica e all’Unità, spiega che è «irrinunciabile» riconoscere alle coppie di fatto i diritti indicati nel ddl governativo, ma che si può optare per altri strumenti, visto che «gli esigui e incerti equilibri parlamentari» fanno prevedere che i Dico non passeranno.
Per la Cdl è la prova che il provvedimento è ormai «archiviato», o «affossato», come hanno detto i leader all’indomani del Family day. Il coordinatore di Fi Sandro Bondi, commenta: «Fassino ha una marcia in più in termini di stile, di sensibilità e di visione dei problemi, rispetto a D’Alema e alla Finocchiaro». Aggiunge Maurizio Gasparri di An: «Il segretario dei Ds prende atto che in Parlamento non ci sono i numeri per i Dico». Riccardo Pedrizzi di An non si fida: «Fassino è furbo, ma non ci incanta. Bisogna far uscire la questione dall’agenda politica». Per l’Udc Maurizio Eufemi, la Bindi «si ostina a difendere i Dico e non si accorge che il pragmatismo di Fassino prevale sulle sue velleità ideologiche».
Sarà il Parlamento a decidere sui Dico, insistono il ministro per la Famiglia e la Ds Anna Finocchiaro. «Il governo - dice la Bindi - è sempre stato aperto al confronto. Mi stupisco che ora si voglia fare apparire il dialogo come un cedimento strappato dal Family day». La Finocchiaro è critica: «Mi batterò per una legge che non sia la semplice fotografia di quanto già ora esiste, cioè la possibilità di stipulare accordi privati davanti a un notaio. Alla condizione di convivenza serve un riconoscimento pubblico». Per la Ds, Vittoria Franco, i Dico sono «una buona mediazione», mentre la strada della modifica del codice civile è «ben più tortuosa». «Ma vediamo le carte», conclude. Cercare un clima costruttivo bipartisan è giusto, sostiene il Dl Pierluigi Castagnetti, ma se non c’è «conviene rinviare almeno per il momento la questione per evitare un inconcludente stress parlamentare». Marco Rizzo del Pdci attacca: «Sui Dico Fassino firma la resa ancor prima che inizi la battaglia». Come il Verde Angelo Bonelli: «Il Pd è libero di fare quello che ritiene più opportuno, ma noi di essere coerenti con il programma dell’Unione. E non arretriamo per sottostare a pressioni integraliste». Il Ds Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, vuole che si arrivi al più presto al voto in Parlamento sui Dico, perché «ciascuno si assuma la propria responsabilità» e si riesca a «stanare chi irresponsabilmente gioca a rimpiattino (mi riferisco ai teodem e ai Pezzotta di turno che giocano al ribasso salvo poi bocciare qualsiasi soluzione di qualsiasi tipo)».

Enrico Boselli dello Sdi accusa Fassino di alimentare l’equivoco, perché è «sul carattere e sugli effetti pubblicistici del contratto» per i conviventi che si dividono i due fronti.
Bravo Fassino, commenta Francesco Cossiga, che è cattolico ma anche «realista togliattiano». Però «rilancia, non rinuncia», assicura Marina Sereni dell’Ulivo.

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