Lo dicono anche gli indiani: a sparare non furono i marò

I militari italiani ancora prigionieri ma la perizia balistica della polizia locale esclude che le armi usate siano le nostre. I cecchini potrebbero nascondersi sulle navi greche fuggite

Lo dicono anche gli indiani:  a sparare non furono i marò

Se la polizia indiana dice il vero c’è da star tranquilli. La perizia balistica rinviata ad oggi potrà soltanto dimostrare l’innocenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò accusati di aver ucciso due pescatori. La perizia congiunta italo indiana sulle armi a bordo della Enrica Lexie - prevista per ieri - è slittata ad oggi per consentire l’arrivo dei due carabinieri designati come periti dal nostro governo. A regalar ottimismo son, però le dichiarazioni dell’assistente commissario Shajadan Firoz, uno dei cinque componenti della squadra investigativa indiana. Secondo Firoz i proiettili recuperati sulle salme dei due pescatori sono calibro 0,54 pollici. Ovvero un calibro inesistente. O solo approssimativamente compatibile con armi assai diverse, comunque, dal mitragliatore Beretta AR 70/90 in dotazione al San Marco.

Ad aggiungere interrogativi contribuiscono, invece, i movimenti della Ocean Breeze, una nave cisterna greca con matricola internazionale 9391529 presente il 15 febbraio nelle acque del golfo di Kerala. Quella nave dotata, secondo fonti de Il Giornale, di scorta armata ha effettuato giovedì una sosta non prevista nel porto di Singapore. Una sosta documentata, ma singolare per una nave merci impegnata a raggiungere in fretta la destinazione finale. Una sosta giustificata solo, azzardano alcune fonti, dalla necessità di mettere a terra del personale «imbarazzante».

Partiamo dalle dichiarazioni di Firoz sui proiettili rinvenuti nei cadaveri dei pescatori. «Uno di loro è stato ucciso da un colpo alla tempia destra, l’altro sul lato sinistro del petto. Con due tiri di precisione. Le pallottole sono calibro 0,54 pollici...» – spiega l’assistente commissario stando a quanto scritto sul Corriere della Sera da Giuseppe Sarcina. La prima incongruenza è nel calibro. Sul mercato non esistono né armi calibro 0,54 pollici, né proiettili corrispondenti. L’inviato del Corriere, sentito al telefono, conferma che il commissario ha fatto per due volte riferimento al calibro 0.54 in pollici. Per approssimazione si può pensare ad un calibro 0,50 corrispondente al 12,7 millimetri. In questo caso l’assoluzione dei due marò è scontata. Stando al rapporto ufficiale - prodotto da Massimiliano Latorre prima che le autorità indiane lo indagassero – «uno dei due operatori già in posizione (...) palesava l'arma AR 70/90 portandola ben in vista verso l'alto».

L’ Ar 70/90, il mitragliatore in dotazione al San Marco, utilizza cartucce 5,56 millimetri Nato, ovvero proiettili di dimensioni molto inferiori al 0,50 pollici. Quest’ultimo, un calibro dal potere devastante capace di mutilare un corpo o far esplodere un cranio, viene usato solo per alcuni micidiali fucili da cecchino o per le mitragliatrici pesante. L’unico fucile di precisione con queste caratteristiche in dotazione al San Marco è il McMillan Tac 50 da 12,7 millimetri. L’impiego di un’arma così particolare verrebbe però spiegato nel rapporto inviato da Latorre. Un colpo del genere avrebbe, inoltre, prodotto effetti devastanti sul corpo delle vittime.
Dunque se bisogna dar retta al commissario Firoz l’estraneità dei nostri marò è garantita. Quel calibro 0,50 avvalora invece le informazioni sulla probabile presenza a bordo della Ocean Breeze, di una scorta armata privata. Sentite cosa spiega a Il Giornale Carlo Biffani, titolare di una compagnia di sicurezza che opera anche nel campo dell’anti-pirateria. «La maggioranza delle società che svolgono il servizio di protezione sulle navi usa kalashnikov o armi di quel tipo affittate a Gibuti o in altri porti di transito. Ma alcune compagnie, forse non più di tre, dotate di propria armeria usano anche armi calibro 0, 50 come il fucile da cecchino Barret.

Questi calibri mirando in acqua sollevano un’autentica colonna d’acqua davanti al barchino dei pirati. Quindi oltre ad esser precise e letali hanno anche un potente effetto dissuasivo».


Gli indiani, così ostinate nell’incolpare i due marò, farebbero bene dunque a verificare la presenza di contractor privati sulla Ocean Breeze e sulla Olympic Flair, le due navi greche allontanatesi in tutta fretta quando la polizia ha chiesto ai mercantili in navigazione nel Golfo di Kerala di raggiungere il porto di Kochi.

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