Il cervello nella pancia

Come conoscere e gestire il più esteso e intelligente organo del corpo umano. Combattere i dolori e i problemi addominali non solo per stare in salute e aumentare le capacità immunitarie del corpo ma soprattutto per ritrovare il buon umore

Il cervello nella pancia

"Agire di pancia" è una delle azioni più istintive dell’essere umano, talvolta valide seppur assurde; un comportamento non scritto che probabilmente accompagna da sempre l’umanità. Duemilaquattrocento anni fa il medico greco Ippocrate affermava che tutte le malattie avessero inizio dall’intestino e Avicenna, filosofo e scienziato arabo del X secolo d.C., già supponeva che i guai dell’esistenza umana si riflettessero sulla salute dell’apparato digerente.

L’ipotesi si è fatta realtà solo nel 1998 quando il professor Michael Gershon della Columbia University di New York pubblicò The Second Brain introducendo per la prima volta il concetto del sistema nervoso enterico indicando nella pancia il luogo del secondo cervello dell'uomo. Oggi è una certezza. Questo nostro secondo cervello (scientificamente chiamato sistema nervoso enterico) si trova nella parete intestinale con 500 milioni di neuroni che durante la crescita del feto si sviluppano dallo stesso tessuto del cervello cranico utilizzando gli stessi neurotrasmettitori. L’intero apparato gastroenterico ha una superficie di assorbimento e sviluppo di sostanze (batteri, mucosa, neurotrasmettitori) vasta come due campi da tennis in dialogo con il cervello attraverso il nervo vago posto ai lati del collo e attraverso il sistema simpatico (sistema nervoso autonomo che si occupa delle funzioni vitali del corpo quali la produzione di cortisolo e adrenalina), ma che lavora anche in autonomia come avviene per le contrazioni involontarie (peristalsi) necessarie a spingere il cibo lungo i suoi 12 metri.

Intestino

Nella sua attività cerebrale l'intestino ha, dunque, un gran da fare: produce, ad esempio, il 90% della serotonina, indispensabile ormone della felicità (il cervello ne produce il 10%), sopporta gli sbalzi di umore ma spesso li influenza, tanto che un intestino malato può causare problemi cardiaci, ansia, stress e depressione. Non stupisce, dunque, come riporta nel 2021 la blasonata rivista scientifica Gastroenterology, che il 40% della popolazione mondiale soffra di disturbi gastrointestinali. Ogni tipo di ansia si scarica sulla pancia provocando difficoltà digestive, minore afflusso di sangue, produzione di muco, indebolimento delle pareti intestinali, facilità alle infezioni e aumento ponderale. Una recente e rivoluzionaria scoperta, pubblicata nello studio americano Obesity, ha dimostrato che per combattere lo stress l'intestino produce grelina, un ormone che ci aiuta a placare l’ansia ma fa aumentare notevolmente l’appetito. Ci si aspetta in tal senso aiuto per la cura all'obesità.

Va da sé che un ruolo fondamentale nella salute del nostro intestino proviene da quello che mangiamo, ma non basta. Nel primo ventennio del nuovo millennio la ricerca ha compreso come la nostra salute sia particolarmente influenzata dalla stabilità del microbiota, quella massa sterminata di 3 milioni di batteri, funghi, virus e protozoi che colonizzano il nostro intestino. Una massa vivente fatta di amici e nemici ospitata nell'intestino e nutrita da ciò che ingeriamo che può aiutarci nel momento del bisogno ma che, altre volte, può prendere il sopravvento causandoci problemi lievi o gravi: gonfiori, allergie, acidità, gastriti, intolleranze, sovrappeso.

La buona notizia è che molti dei problemi intestinali si risolvono in poche settimane senza troppi sacrifici usando metodo e disciplina sotto il controllo medico. Anche per intolleranze e allergie è necessario smontare i falsi miti di test miracolosi o integratori costosi, ma più semplicemente tenere un diario in cui indicare ogni giorno le nostre abitudini e i nostri malanni: dopo un mese o due il nostro medico portà darci un quadro chiaro di quello che ci fa male e in cosa sbagliamo. È vero che ognuno ha la sua pancia ma ci sono anche consigli validi per tutti. Eccone alcuni.

La masticazione

masticare

Il tempo necessario perché l’intestino mandi al cervello il messaggio di sazietà è circa 20 minuti. Il problema è quanto cibo riusciamo ad ingurgitare in quel periodo ingolfando il sistema. Ma è possibile giocare d’astuzia masticando lentamente e iniziando il pasto con 2 porzioni e mezzo di cibi meno nutrienti come verdure poco condite e legumi e lasciare i cibi più nutrienti in fondo al pasto. Masticando a lungo si ingoia meno aria, si aiuta la digestione riducendo i tempi di permanenza del cibo nello stomaco, infine, si riduce la fame e l’assunzione di cibo e si incrementa il rilascio di ormoni intestinali legati al senso di sazietà.

I prebiotici e probiotici

A chiunque fa bene consumare probiotici (fermenti lattici, kefir, crauti, miso, tempeh). Introdurre nella dieta i prebiotici (contenuti in frutta e verdura) è ancora più semplice: ad esempio, bastano due carciofi per fornire metà del fabbisogno quotidiano di fibre, inclusa la preziosa inulina adorata dai batteri buoni, che si trova comunemente anche in lattuga, radicchio, cicoria, porro, cipolla. Anche la mela contiene un importante prebiotico, la pectina, che i batteri trasformano in una guaina lenitiva per le pareti dell’intestino (si trova anche nell’albedo degli agrumi e in prugne, mirtilli, fragole, ciliegie). Il miglior alleato contro il meteorismo (pancia a palloncino) è il finocchio, meglio se cotto; anche mirtilli, mele, riso, miglio avena, grano saraceno hanno funzione antifermentativa.

L'acidità e la gastrite

Lo stomaco è una specie di borsa lunga 25 cm sul lato destro basso della cassa toracica. Su di lui si appoggiano i polmoni e il cuore: non allarmatevi, quindi, se dopo un pranzo della domenica proviamo un po’ di fatica a respirare, ma facciamo una passeggiata e slacciamo la cinta. La forma a mezzaluna dello stomaco è funzionale a spingere i liquidi che ingeriamo verso la pancia e fermare nella sua parte sinistra il cibo solido che deve essere scisso dai succhi gastrici prima di essere assimilato dall'intestino. Fare il pisolino postprandiale sul lato sinistro non risolve ma può aiutare la digestione. Appena iniziamo a masticare, il nervo vago avvisa lo stomaco che sta arrivando del cibo e questo si distende producendo movimenti peristaltici e i succhi gastrici (formati da un acido cloridrico necessario a corrodere gli alimenti). Lo stesso avviene quando mastichiamo una gomma che è ovviamente dannosa per chi soffre di acidità. La poltiglia acida che si crea, il chimo, attraversa l’intestino tenue e varca il confine dell’intestino crasso dove vengono assorbiti i liquidi rimanenti del cibo ormai svuotato dai nutrimenti assimilati dai villi lungo il suo percorso intestinale. L’acidità di stomaco è, dunque, una cosa fisiologica che può essere combattuta con una passeggiata dopo i pasti, posizione un po' sollevata nel sonno, cibi leggeri e facilmente digeribili la sera. Malgrado una dieta adeguata e un controllo dello stress aiuti a risolvere il problema di acidità, secondo i dati di Federfarma, i gastroprotettori restano la categoria di medicinali più prescritta in Italia tanto da far parlare in certi casi di abuso. Basterebbe una giusta alimentazione di un paio di mesi al limitando o abolendo, con il supporto medico, alcuni alimenti: pomodori, cioccolato, agrumi, formaggi e carni grasse, salse e sughi pronti, insaccati.

Le allergie alimentari

L’allergia è una reazione avversa del sistema immunitario all’ingestione di cibo allergico. L’arrivo dell’allergene fa suonare allarme e provoca un rilascio di una classe di anticorpi detti immunoglobuline che stimolano la produzione di istamine scatenando nell’organismo disparate reazioni: naso che cola, prurito, occhi gonfi, vomito, diarrea, problemi respiratori fino al temuto shock anafilattico. Negli ultimi quarant’anni stiamo assistendo a una crescita delle reazioni avverse agli alimenti: secondo il Ministero della Salute 1 milione e 800mila italiani soffrono di allergia alimentare (escludendo la celiachia che è intolleranza al cuore di grano ma viene considerata una malattia autoimmune e non rientra nel novero). I motivi sono diversi, in primis l’industrializzazione della filiera alimentare che raffinando sempre più i cibi si combina all’indebolimento delle nostre difese immunitaria provocato da una vita asettica e dall’abuso di antibiotici. Per fortuna gli elementi che attivano questo meccanismo sono pochi (grano, latte, uova, arachidi, noci, soia, pesce, molluschi) e, anche se rappresentano colonne portanti della nostra alimentazione, possono essere tolti per il tempo necessario alla disintossicazione per poi essere lentamente reintrodotti sotto controllo medico

Le intolleranze

latte

A differenza delle allergie, le intolleranze derivano dall’incapacità del nostro organismo di metabolizzare alcune sostanze presenti nei cibi, anche se i sintomi non si manifestano in maniera violenta come nelle allergie. Si può ipotizzare una base ereditaria anche se contribuiscono fattori esterni come lo stress, la dieta sbilanciata, l’uso sbagliato di farmaci, l’affaticamento e le alterazioni del microbiota. Le intolleranze insorgono con l’avanzare dell’età, con il rallentamento fisiologico della digestione e l’inefficienza a creare enzimi necessari a scomporre i cibi per assimilarli. L’intolleranza più diffusa è quella al lattosio. Lo zucchero presente nel latte non viene digerito perché nel nostro corpo c'è carenza dell’enzima che dovrebbe scomporlo: così integro passa nel colon dove viene aggredito dai batteri che lo fanno fermentare producendo idrogeno. Altre intolleranza sono derivate da una esagerata attività biochimica del nostro organismo ad alcune molecole. Tra queste l’istamina presente nel vino, spinaci e pesce conservato, la tiramina nei formaggi stagionati e nella birra, la serotonina nelle banane e nei pomodori, la feniletilamina nel cioccolato, la capsicina nel peperoncino. In questo caso si possono presentare cefalee, nausea, orticaria e alti sintomi minori e il disturbo si risolve con l’eliminazione del prodotto dalla propria dieta.

I consigli utili in libreria e nel web

Per i frequentatori del web i rimedi e le cure più recenti si trovano su questo sito oltre alle innumerevoli condivisioni di video e storie che troverete in rete sulla 'community della pancia gonfia’, ben più ampia di quanto si possa immaginare. È sufficiente cliccare l’hastag #GutTok, #GutHealt per trovare il mondo ('gut' in inglese significa intestino).

A districare il nostro groviglio intestinale e interpretare i messaggi della pancia ci viene inoltre in aiuto in modo semplice ed esaustivo la più recente e aggiornata guida scientifica (ed.

Sonzogno 2023) di Silvio Danese, professore e direttore della divisione Gastroenterologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano dal titolo, A ogni pancia il suo rimedio. Stop a gonfiori e infiammazioni: le cure e la dieta per lo stomaco e l’intestino, divisa in dieci capitoli per ogni malanno e affiancata da consigli pratici e una ricetta gourmet di Marco Bianchi, divulgatore scientifico e food mentor della Fondazione Veronesi. Utilissimo il suo decalogo da attaccare al frigorifero:

  1. Varia la tua dieta e introduci molti alimenti vegetali.
  2. Limita gli alimenti trasformati e preferisci cibi freschi e naturali.
  3. Introduci cibi fermentati utili alla salute intestinale (kefir, miso, crauti tedeschi).
  4. Non stressarti.
  5. Bevi molta acqua e assumi liquidi, almeno un litro e mezzo al giorno.
  6. Mangia con calma e in compagnia, soprattutto masticando bene.
  7. Fai movimento.
  8. Controlla le tue feci e vai dal medico se qualcosa non va bene.
  9. Oltre i 45/50 anni devi fare la colonoscopia che resta oggi la migliore forma di prevenzione.
  10. Se soffri di problemi di pancia e stomaco da più di tre giorni vai dal medico ed evita il 'fai da te'.
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