Le forze armate dell'Italia sono impegnate in 38 missioni dislocate in altrettanti quadranti operativi sparsi tra Africa, Balcani e Medio Oriente. In totale ci sono 11.166 soldati sul campo e, come ha spiegato il Capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, si tratta di "una dimensione operativa senza precedenti dal Dopoguerra" ad oggi. Gli epicentri delle crisi sono molteplici e spaziano dai Baltici – dove incombe l'ombra della guerra, per ora solo ibrida, della Russia – al teatro perennemente instabile del Sahel, dal Corno d'Africa al Mar Rosso.
Il ruolo dell'Italia
In coerenza con l’appartenenza al perimetro euroatlantico, ha fatto presente lo stesso Cavo Dragone, durante un’audizione presso le Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera e la Commissione Esteri e Difesa del Senato, la Difesa dell’Italia assicura un contributo significativo a nove missioni della Nato, otto dell’Unione europea e cinque delle Nazioni Unite, mentre quattordici iniziative sono condotte all’interno di specifiche coalizioni o su base bilaterale.
"Altro dato significativo è l’approvazione da parte del Parlamento di due nuove missioni: l’operazione Levante, che sono gli interventi umanitari a favore della popolazione palestinese della Striscia di Gaza, e l’operazione dell’Unione europea Aspides, per la protezione della libera navigazione nello Stretto di Bab el Mandeb e nel Mar Rosso", ha quindi aggiunto l'ammiraglio.
Per meglio capire, in maniera più dettagliata, i perimetri delle missioni italiane all'estero, è interessante richiamare de Il Sole 24 Ore. Tra orbita Nato, Ue e Onu, Roma ha all'attivo 38 missioni. Le stesse che, attraverso uno sforzo equilibrato e significativo, come ha spiegato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rendono l'Italia "tra i maggiori contributori della pace a livello internazionale".
Le missioni attive
In ordine cronologico, le ultime due missioni italiane coincidono con Levante ed Eunavfor Aspides. Per quanto riguarda la prima, è pensata per effettuare interventi umanitari a favore della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, e coinvolge 192 persone, 10 mezzi terrestri, uno aereo e uno navale. Aspides, con un massimo di 642 persone, tre mezzi navali e cinque aerei, vuole invece proteggere la libera navigazione nello Stretto di Bab El Mandeb e nel Mar Rosso, ovvero due aree marittime strategiche per il commercio mondiale finite nel mirino degli Houthi.
Per il resto, dobbiamo considerare le 2.340 persone attivate per potenziare la presenza della Nato sul suo fronte orientale, oltre al militare (uno soltanto) assegnato a Unsmil (United Nations Support Mission) in Libia. Sono poi state prorogate per il 2024 altre missioni: la Nato Joint Enterprise nei Balcani, Althea in Bosnia-Erzegovina, Sea Guardian nel Mediterraneo Orientale, ed Eunavfor Med Irini.
Sul fronte asiatico, citiamo Unifil in Libano, la missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (Mibil) e quella bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi, così come quell'insieme di attività inserite nella coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh.
Troviamo poi la missione Nato in Iraq, e la squadra attiva negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, in Bahrain, in Qatar e negli Usa (per finalità connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia). Il contesto più complesso coincide invece con l'Africa. Qui l'Italia opera con una missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia, in Niger, in Mozambico e in Somalia (European Union Training Mission).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.