Bombardieri B-1B intercettati dai caccia russi: cosa è successo sui cieli dell'Artico

Due bombardieri Usa tipo B-1B sono stati intercettati da caccia russi MiG-31 sopra il Mare di Barents in modo "sicuro e professionale" mentre si dirigevano verso la Spagna per un nuovo dispiegamento operativo

Bombardieri B-1B intercettati dai caccia russi: cosa è successo sui cieli dell'Artico
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Due bombardieri strategici dell'U.S. Air Force giunti recentemente in Europa, sono stati intercettati ieri da cacciabombardieri russi nello spazio aereo internazionale al di sopra del Mare di Barents.

I due B-1B, arrivati nella base aerea spagnola di Morón, Spagna, per iniziare la seconda fase della Bomber Task Force 24 il 24 marzo scorso, sono subito stati impiegati per testimoniare gli impegni di sicurezza statunitensi nell'area di responsabilità del Comando europeo statunitense e per migliorare l'interoperabilità con alleati e partner nel Vecchio Continente. Gli Stati Uniti effettuano queste missioni che ridispiegano in Europa i bombardieri strategici con regolarità, e attraverso di esse l'Usafe - U.S. Air Forces Europe - abilita l'impiego dinamico delle forze nel teatro europeo, fornendo prevedibilità strategica e contribuendo al tempo stesso alla deterrenza introducendo una maggiore imprevedibilità operativa per potenziali avversari.

I B-1B sono stati intercettati da caccia MiG-31BM durante il loro volo di trasferimento dalla base aerea di Dyess (Texas), e l'incontro è avvenuto nello spazio aereo internazionale al di sopra del Mare di Barents.

Si tratterebbe di una delle tantissime intercettazioni di routine effettuata da ambo le parti negli ultimi anni, se non fosse che il Pentagono ha riferito che “i due B-1 sono stati avvicinati da un aereo russo, ma l'interazione è stata considerata sicura e professionale”.

Già da prima dello scoppio del conflitto ucraino, infatti, i caccia russi che si sono trovati a intercettare velivoli della Nato hanno a volte effettuato manovre molto poco professionali, che in alcuni casi sono state anche pericolose: evoluzioni vicino agli aerei, tagli di traiettoria, senza dimenticare il non rispetto delle distanze di sicurezza per cercare di “spingere” gli aeromobili su un'altra rotta. Tutte azioni che infrangono il protocollo internazionalmente stabilito per i casi di intercettazione e che avrebbero potuto portare a drammatiche collisioni in volo. Durante il conflitto abbiamo assistito anche a vere e proprie manovre aggressive su droni da ricognizione statunitensi, che in un caso si sono risolte con la perdita del velivolo come avvenuto nelle acque del Mar Nero a marzo del 2023.

Per capire sia la gravità di eventi come quello dell'anno scorso, sia l'importanza diplomatica delle parole del Pentagono, occorre precisare che i piloti da caccia russi agiscono sotto la stretta guida del controllo di terra secondo una struttura fortemente gerarchica per la quale ogni tipo di azione non viene lasciata al pilota ma decisa dal suo superiore alla base aerea. Certamente esistono casi in cui il singolo pilota agisce autonomamente, magari mosso dalla smania di mostrare le sue abilità di volo, ma questo tipo di comportamento è duramente punito all'interno delle Forze Aerospaziali Russe, e più in generale ogni tipo di iniziativa personale all'interno delle forze armate di Mosca viene disincentivata. Quindi se un pilota russo intercetta un aereo “avversario” in modo professionale (o non professionale), con ogni probabilità è per ordine diretto del suo comando.

Passando al lato statunitense di quest'ultima vicenda che ha visto protagonisti i bombardieri strategici B-1B, che, lo ricordiamo, non sono più in grado di effettuare missioni di bombardamento nucleare al contrario dei B-52H e dei B-2, la sottolineatura da parte del Pentagono del comportamento “sicuro e professionale” è sicuramente un segnale della volontà di abbassare i toni dello scontro internazionale: i militari Usa avrebbero potuto semplicemente sorvolare sulla condotta dei russi e riferire asetticamente l'accaduto, e l'evento avrebbe assunto tutta un'altra sfumatura andando a ingrossare le fila dei tasselli che compongono il mosaico della tensione tra Nato e Russia.

Ovviamente si tratta di un caso a sé stante, e lungi da noi volervi

costruire una narrazione di distensione tra i due blocchi, ma comunque anche il modo in cui le rispettive forze armate si scrutano e si fronteggiano – senza sparare un colpo – fa parte di un linguaggio diplomatico tra le parti.

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