Questo fine settimana è andata in scena una nuova prova di forza cinese intorno all'arcipelago nipponico quando tra sabato 16 e domenica 17 una serie di navi e aerei da guerra ha tenuto impegnate le forze di autodifesa giapponesi.
Nella giornata del 16 una fregata della marina cinese (Plan – People's Liberation Army Navy) insieme a un rifornitore d'altura hanno doppiato lo Stretto di Tsushima dirigendosi verso nord-est nelle acque del Mar del Giappone seguite lungo la stessa rotta, dopo poche ore, da un cacciatorpediniere. Le unità da guerra cinesi sono state attentamente monitorate da assetti aeronavali nipponici.
Altre unità navali cinesi, immediatamente nei giorni precedenti (venerdì 15 marzo), sono state notate in transito nel braccio di mare tra Taiwan e le isole Senkaku – contese tra Tokyo e Pechino – dirette verso nord, in concomitanza con un'esercitazione navale nipponica che si è tenuta nelle acque a sud dell'arcipelago al centro di una lunga diatriba territoriale che oppone la Cina al Giappone.
A completare questo quadro marittimo, il Ministero della Difesa nipponico fa sapere, molto genericamente, che l'aeronautica militare è stata impegnata negli stessi giorni – il 15 e il 16 – in decolli su allarme per intercettare velivoli intrusi al di sopra delle acque del Mar Cinese Orientale.
Prima del 2020 era abbastanza inusuale vedere unità da guerra cinesi attraversare lo Stretto di Tsushima e navigare nelle acque internazionali del Mar del Giappone, ma negli ultimi 4 anni è uno scenario che si ripete più o meno con costanza, e con un evento particolarmente eclatante rappresentato dalla crociera del 2022 quando 4 navi da guerra della Plan sono entrate nel Mar del Giappone, e mentre due hanno navigato attraverso lo Stretto di Tsugaru, le altre due hanno attraversato lo Stretto di La Pérouse fino all'Oceano Pacifico. Tre di queste navi avevano operato vicino alle isole Izu, in modo simile al movimento di altre navi russe presenti che si sono mosse intorno all'arcipelago giapponese.
Pechino ha rafforzato la sua presenza nelle acque intorno al Giappone sia per rivendicare la sua sovranità sulle Senkaku, sia per mettere pressione su Tokyo nel quadro della contesa nel Mar Cinese Meridionale, che ha provocato – proprio per via delle azioni aggressive cinesi – una nuova politica di riarmo in Giappone.
La Cina ha voluto mostrare la sua capacità di proiettare potenza militare in una regione sensibile come l'arcipelago nipponico inviando un segnale ai Paesi vicini e agli attori globali sulla sua determinazione a difendere i propri interessi e le proprie ambizioni di potenza regolatrice delle acque del Pacifico Occidentale.
Se infatti da un lato esprime il suo diritto di effettuare questo tipo di manovre in acque internazionali, definite come Fredoom of Navigation Operations (Fonop), dall'altro condanna le stesse quando a metterle in atto sono gli Stati Uniti nello Stretto di Taiwan o nel Mar Cinese Meridionale arrivando a definirle come una copertura con cui gli Stati Uniti possono sfidare i diritti e gli interessi di altri Paesi in virtù della loro potente potenza marittima.
Proprio la potenza marittima cinese è quella che maggiormente viene mostrata negli ultimi anni, in modo da dimostrare la volontà di Pechino di proiettarsi globalmente attraverso i mari e di sfidare la talassocrazia statunitense sul suo stesso campo.
Risulta interessante notare come la Russia, che in concomitanza col conflitto ucraino aveva cominciato a effettuare pattugliamenti congiunti con le forze cinesi, ultimamente sia tornata a effettuare le proprie “crociere” da sola, a dimostrazione che la politica del Cremlino verso il Pacifico occidentale è di fatto slegata da quella cinese e che i rapporti tra i due “giganti” siano
determinati più dalle contingenze belliche che da una vera comunione di intenti: del resto non sono un mistero le rivendicazioni territoriali cinesi sulla siberia orientale e sul territorio di Vladivostok.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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