Dimenticato in barella: rischio processo per otto

Stefano Vladovich

Abbandonato al freddo per 17 ore. Lasciato su una barella con l’aiuto del poliziotto di guardia in ospedale. Al mattino per Bogadal Dmail, polacco di 40 anni senza fissa dimora, non c’era più nulla da fare. Non solo. Ben tre medici avrebbero successivamente falsificato la sua cartella clinica per depistare le indagini. Adesso per il medico di turno, tre infermieri, la poliziotta in servizio al Grassi e per altri tre sanitari, fra quali l’allora primario del pronto soccorso, è pronta la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Tiziana Cugini. Le accuse? Omicidio colposo in concorso per i primi cinque indagati e falso in atto pubblico per gli altri tre. Una storia terribile, l’ennesima accaduta nel nosocomio di Ostia. I fatti risalgono alla notte fra il 27 e il 28 ottobre 2005. La vittima è un barbone alcolista noto agli uomini del 118 che più volte l’hanno raccolto per strada. L’intervento è simile a tanti altri: Bogadal, in preda a malori dovuti alla sbornia, viene trovato su un marciapiede e caricato in ambulanza. Ma all’arrivo nel presidio sanitario di via Passeroni le sue condizioni non sarebbero preoccupanti, vomito a parte. E così viene adagiato su una lettiga in attesa di essere visitato. Anziché lasciarlo in una sala interna l’uomo viene «allontanato» fino all’ingresso, semicoperto, del Dea. Motivo? L’odore nauseabondo. Secondo la memoria depositata dal pubblico ministero in questa operazione avrebbe partecipato l’agente di pubblica sicurezza del Grassi: dalle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza (messe agli atti), si vedrebbe un infermiere che fuma e l’agente-donna che spinge la barella fuori dalla struttura. Fatto grave: dalla consulenza medica è emerso che in quel momento l’uomo era ancora vivo. Passa la notte, la prima fredda della stagione. Al mattino le condizioni del clochard sono gravissime per dei problemi respiratori. A quel punto (sono passate oltre 17 ore dal suo arrivo) Bogadal viene portato d’urgenza dentro il pronto soccorso ma per lui non c’è più niente da fare. Paradossalmente sulla cartella clinica sequestrata da carabinieri del Nas (ma relativa a un altro paziente) si parla di un intervento rianimatorio di 20 minuti. Fatto smentito dai testimoni ascoltati dagli inquirenti. Secondo il magistrato, il primario e altri due medici avrebbero scritto ciò non per errore ma per sviare le indagini. La cartella clinica del clochard, indicato come «ignoto numero 2006», sarebbe stata chiusa alle 23 di quella sera, in quanto l’uomo non avrebbe risposto alle chiamate per la visita fatte dall’accettazione. Quindi viene «dimenticato» nel posto dov’era stato «parcheggiato».

La contestazione di falso, però, fa riferimento alla cartella registrata come «ignoto numero 2007», un altro ubriaco dimesso la mattina successiva. Bene, su questa e non sulla prima viene registrato, falsamente, l’intervento di rianimazione. Insomma, il senzatetto non solo viene lasciato all’addiaccio ma nessuno lo avrebbe mai visitato.

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