Dimmi che bestie sogni e ti dirò che cosa temi

Gli insetti sono portatori di segreti e di messaggi dai defunti, le belve feroci di pericoli e malattie

Dimmi che bestie sogni e ti dirò che cosa temi

Nell'immaginario l'animale è l'amico, l'aiutante magico, dispensatore di doni, oppure il grande nemico, la personificazione dei nostri difetti, l'istinto che tentiamo di controllare con la logica ma nel contempo gli invidiamo. Libero e selvaggio nella fiera, imbrigliato nell'animale domestico, proprio come l'inconscio è imbrigliato dalla ragione. Nella storia delle religioni di vari popoli l'animale è stato una divinità, oppure la sua cavalcatura: l'oca di Brahma, la civetta di Minerva, il corvo di Odino. Ma è stato anche la forza perversa del male, il demone nella pelle del lupo, del vampiro o del serpente tentatore. Questa strettissima correlazione sembra riallacciarsi a un'epoca totemica, quando si considerava l'animale capostipite e distintivo di ogni clan, spesso legato da rapporti privilegiati e vincoli di reciproco rispetto. Nella stessa direzione le fiabe, rappresentazioni di contenuti inconsci e trasposizioni simboliche di antichi riti, che ci hanno avvezzati fin da bambini alla formica, alla volpe, alla cicogna, capaci di pensare e parlare.

Labile, dunque, il confine tra uomo e animale, tanto che nell'astrologia cinese i dodici segni dello zodiaco sono i dodici animali accorsi per primi al richiamo del Buddha morente: dodici tipologie di comportamento che prendono spunto dai caratteri degli animali corrispondenti. Anche nel complesso linguaggio dei sogni divengono messaggeri di eventi, situazioni, incontri. E poiché negli antichi alfabeti sacri, come il latino, il greco, l'ebraico, i numeri si scrivevano con le lettere, i rispettivi nomi sono divenuti a loro volta numeri, inseriti nella famosa Smorfia napoletana (tratta forse dagli insegnamenti di una colonia ebraica a Capua) e attualmente suggeriti per il gioco del Lotto. Gli antichi testi sul sogno, quali il Talmud ebraico o gli scritti del greco Artemidoro, ravvisavano negli animali le stesse caratteristiche umane, al punto da influenzare la successiva arte della fisiognomica, che tratteggiava la personalità dell'individuo fondandosi sulla sua più o meno larvata somiglianza con l'animale. Sognare animali selvatici, a loro dire, era indizio di rapporti con uomini feroci, di paura, di malattia. Al contrario, gli animali domestici promettevano una vita familiare serena, in particolare quelli da latte garantivano fecondità. Gli insetti, esseri sotterranei, segnalavano segreti, mentre gli uccelli erano simboli dell'anima e messaggeri dei defunti. Solo un esempio: la rondine, che giungendo da lontano, allude al viaggio estremo e il lontano è il simbolo dell'aldilà. Vedere in sogno animali giovani e vitali era pronostico di futura ricchezza, mentre quelli vecchi e deboli annunciavano miseria. Essere assaliti da un animale era per Artemidoro sinonimo di danno, esserne vinti, poiché spesso il contenuto dei sogni è rovesciato, annunciava un totale trionfo sui nemici.

Categoria a sé erano poi gli animali parlanti, considerati di ottimo auspicio ed era doveroso credere ai loro messaggi, la voce degli dei, dei quali si facevano tramite. Sulla stessa falsa riga anche la tradizione oniromantica moderna, che come messaggeri di buon auspicio, predilige gli animali domestici rispetto a quelli selvatici. Possederne, nutrirli e prendersene cura, specie se si tratta di ruminanti, promette abbondanza e buoni affari.

Sognarne in gruppo, anche se di specie diverse, preannuncia potere, ricchezza e felicità. In dettaglio, le interpretazioni si differenziano a seconda della loro tipologia, dimensione o colore: bianchi significano gioia, rossicci grane, neri dispiaceri.

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