«Dive into time» Un'immersione nel tempo tra gli orologi di Panerai

Fabrizio Rinversi

Ci sono delle occasioni che non vanno mancate, non solo per gli appassionati di orologeria, ma per tutti coloro che amano l'arte, la storia e le capacità artigianali, creative e manifatturiere del nostro straordinario Paese. Nella cripta dell'ex chiesa di San Pancrazio, sede del Museo Marino Marini, nelle viscere della meravigliosa Firenze, lì ove affondano le radici dell'eccellenza artistico-culturale italiana, Panerai, azienda nata tra il 1850 e il 1860, all'ombra di Santa Maria del Fiore, è protagonista della mostra «Dive into time», in programma dal 18 al 21 maggio.

Un'immersione nel tempo che, partendo dagli anni pionieristici dell'orologeria da polso e della collaborazione con la Regia Marina avviata tra il 1910 e il 1915, ripercorre un'epopea di scoperte, imprese ed eroi che indossarono sopra le mute subacquee i profondimetri e le bussole Panerai ed utilizzarono le torce e le mire radio-luminose per il lancio notturno dei siluri, fino ai primi celeberrimi orologi Radiomir della fine degli anni '30, dalla caratteristica cassa a cuscino dotati di movimenti Rolex da 16'''. Una storia che, a partire dal 1997, dopo circa 60 anni in cui l'azienda realizzò solo qualche centinaio di pezzi, il Gruppo Richemont, in poco meno di un ventennio, ha saputo trasformare in una piccola-grande leggenda, un'icona dell'orologio sportivo-elegante di altissima qualità.

E così, ecco scorrere davanti agli occhi del visitatore i modelli Radiomir, Radiomir 1940, Luminor, Luminor 1950, i 26 movimenti di manifattura prodotti negli stabilimenti di Neuchâtel, per concludere con due assolute novità, ossia la nuova collezione Luminor Due (dallo spessore ridotto a poco più di 10 mm) e il Radiomir 1940 Minute Repeater Carillon, l'orologio più complicato mai realizzato da Panerai, oggetto di diverse richieste di brevetto, a cui vanno aggiunti i Radiomir Firenze, incisi sulla cassa secondo l'antica tecnica a sparsello, a riprodurre i motivi ispirati all'iconografia fiorentina.

Angelo Bonati, CEO del brand, che ha fortemente voluto questo evento mondiale, in quella che è e rimane la culla di Panerai, ossia Firenze, ha sottolineato il momento chiave di una Casa che «sempre ispirata dal suo passato è pronta per proiettarsi nel futuro, catturando l'attenzione di un pubblico sempre più vasto». Oggi è l'ultimo giorno di esposizione, un buon motivo per trascorrere qualche ora nel capoluogo toscano.

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