Divi, "prof", scrittori svelati. È la solita fiera delle vanità

Lagioia e Benini: passaggio di consegne. Ma non cambia niente... Orsini, Barbero e Murgia star

Divi, "prof", scrittori svelati. È la solita fiera delle vanità

Torino. Il Salone del Libro mastica tutto, sminuzza, inghiotte, digerisce ogni cosa, figurati se non deglutiva - a forza - anche la prima edizione con la destra sovranista al potere, come scrive certa Stampa. E così, ingollati a denti stretti i La Russa e i Sangiuliano, i De Benoist e i Giubilei, mandata giù la giornata inaugurale, al Lingotto tutto riparte come se nulla fosse: tutto uguale. L'evento sotto l'occhio della stampa, scritto con la minuscola, ieri era quello tra Nicola Lagioia, direttore uscente del Salone, e Annalena Benini, direttore (o direttrice?) entrante. Simbolicamente un passaggio di consegne, giornalisticamente l'occasione di capire come e quanto la fiera di domani sarà uguale o diversa da quella di oggi. L'incontro però è stato bellissimo dal punto di vista letterario (si è parlato di come si diventa lettori e scrittori), deludente dal punto di vista informativo. Nulla di più di un «Annalena farà un lavoro eccellente», «Nicola ha fatto un lavoro magnifico». Niente su cosa succederà adesso, cioè nel 2024, col cambio di direzione. Neanche un'idea, un piccolo indizio.

INDIZI Un piccolo indizio di cosa cambierà l'anno prossimo rispetto alle ultime dieci-venti edizioni del Salone (risposta: niente) lo ha lasciato dietro di sé la stessa Annalena Benini, l'altro giorno, girando per i padiglioni. Curiosa di incontrare editori e scrittori, si è fatta accompagnare tra gli stand dal suo consigliori e grande amico Francesco Piccolo, amico e compagno di scuderia Einaudi di Nicola Lagioia, il quale Piccolo ieri all'Arena Robinson parlava con Chiara Valerio, la quale poi parlava con Marco Missiroli, il quale ieri presentava Alessandro Baricco e oggi dialogava con Francesco Piccolo, e così il cerchio si chiude. Sinonimi di cerchio: inner circle, cerchio magico, circuito editorial-televisivo. Ma anche: circo, cerchia, circolo degli amici, amichetti, amichettismo. Non se ne esce. E dopo, tutti insieme a salutare Michela Murgia.

MICHELA MURGIA L'incontro con Michela Murgia era il più atteso del Salone, e infatti c'era più gente di quelli soliti con Saviano: tutti in pedi quando è entrata, applauso lunghissimo, moltissime donne, un po' di sano antifascismo («Io credo che questo governo sia fascista, si vede dalle decisioni che prendono. Va tutto in una certa direzione, controllo dei corpi, controllo della libertà personale, discriminazioni delle comunità già discriminate che stavano cominciando a ottenere dei diritti...», aveva detto poco prima allo stand della Stampa), accenni sereni alla malattia e il racconto di come ha scritto il suo ultimo romanzo, Tre ciotole (Mondadori), che poi non è proprio un romanzo, e soprattutto tutti ci auguriamo non sia l'ultimo. Comunque lei ieri era in forma, stava bene, è stata accolta da star ed era elegantissima, vestita da diva.

DIVI Non che sia un fenomeno esploso oggi, ma se c'è qualcosa che è davvero cambiato nel tempo qui al Salone, e in genere alle fiere ai festival del libro, è una crescente (inarrestabile) divizzazione degli autori. E non stiamo parlando delle code e dei firmacopie di Alberto Angela, Zerocalcare o chessò, di Emmanuel Carrère; comprensibili. Ieri sono stati accolti come dei divi persino Alessandro Orsini (Sala Rossa) e Alessandro Barbero (Sala Oro), due professori molto mediatici, ma professori. E persino Massimo Cacciari nel breve tratto fra l'entrata all'Oval e la Lounge del Circolo dei Lettori ieri mattina ha dovuto concedere sei (in numero: 6) selfie. L'eterna appagante condanna ad apparire.

SCRITTORI FANTASMA Poi ci sono gli scrittori che preferiscono scomparire: ma anche loro solo per una stagione, poi inevitabilmente si palesano. È il momento degli svelamenti. Domenica scorsa in televisione, a Che tempo che fa, la giovane bestsellerista italiana Erin Doom si è mostrata per la prima volta al pubblico, e domenica prossima, qui al Salone, anche la regina del dark romance Kira Shell, autrice da 600mila copie vendute in Italia, incontrerà per la prima volta dal vivo i suoi lettori. Che la vedranno in faccia. Proprio ieri qui si presentava il libro-ricerca All'ombra di un nome (EDUCatt) sui casi di scrittori che nella storia hanno pubblicato sotto pseudonimo. Magari l'anno prossimo anche Elena Ferrante cederà al bagno di folla.

FOLLA Ieri quella dei visitatori era incontenibile. La pioggia era perfetta: non così tanta da scoraggiare di uscire di casa, non così poca da far venire voglia di andare fuori a farsi un giro. Risultato: pienone. Si vede che i lettori non si sono accorti delle mani sul Salone della destra sovranista. Sale strapiene - da quella con Concita De Gregorio e Walter Veltroni, a tutte quelle dove c'era Paolo Di Paolo, Di Paolo, Di Paolo... - e code ovunque. E come tutti gli anni quelle più lunghe non sono alle casse di un editore, ma a quelle del «Libraccio». E qualcosa vorrà pur dire sulla qualità media delle novità editoriali. E non si sa, poi, se ciò sia un bene o un male.

BENE E MALE Tra gli incontri più belli, ieri, oltre a quello di Lagioia-Benini che è cominciato parlando di come si diventa lettori ed è finito con una riflessione su come si scrive il Male in letteratura, c'è stato quello su Carmelo Bene (Sala Granata) con un imperioso Pietrangelo Buttafuoco («La Francia ha avuto Jacques Lacan, l'Italia Carmelo Bene») e una performance dell'attrice Sonia Bergamasco che ha letto aforismi e pensieri di Bene.

Tra i quali si segnala il definitivo «Se non si nasce miliardari si è spacciati per sempre». Cosa che le centinaia di autori che girano in questi giorni al Salone, notoriamente i più ricchi di spirito e i più poveri di soldi, sapranno apprezzare.

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