Domenica a piedi, un fallimento annunciato

I falsi miti sull’inquinamento che aumenta: oggi la qualità dell’aria è migliore di 15 anni fa

Domenica a piedi, un fallimento annunciato

Milano - Arriva la «superdomenica» a piedi. È così che è stata denominata la giornata di blocco totale del traffico decisa dalle regioni del nord Italia. E giù squilli di trombe ambientaliste. L’enfasi dell’evento, lanciato dalla Lombardia e allargatosi fino al Canton Ticino, è assicurata. I risultati nella lotta allo smog assai meno.
Legambiente l’ha definita un’iniziativa «coraggiosa». Ma la giornata senz’auto, a parte i disagi, rischia di avere soprattutto un impatto mediatico. In realtà, l’idea di una giornata senza veicoli a motore - o quasi - ha l'obiettivo principale di dare un segnale forte sulla volontà di intervenire a favore dell'aria che si respira. Dal punto di vista dei benefici tangibili, il rischio è di ottenere ben poco, soprattutto perché il blocco è effettuato in una giornata festiva, perché gli effetti possono essere fortemente influenzati da fattori meteorologici e perché l'operazione non è omogenea. La scarsa fiducia degli italiani nel provvedimento emerge proprio da un sondaggio che Legambiente ha commissionato a Ipr Marketing, dal quale emerge che l'87 per cento degli intervistati si dichiara preoccupato per la gravità della situazione ambientale, ma allo stesso tempo il 62 per cento considera lo stop domenicale un’azione più che altro simbolica.
«Gli stessi amministratori dei comuni che hanno aderito - dice un rapporto dell’Istituto Bruno Leoni - sono consapevoli del fatto che cali record nelle concentrazioni di elementi nocivi potranno essere rilevati solo se sarà presente il vento». In caso di temperature particolarmente rigide il Pm10, attualmente considerato il nemico pubblico numero uno in Italia, potrebbe addirittura crescere per effetto delle emissioni degli impianti di riscaldamento residenziali, che influiscono nella misura dell'11 per cento. Il trasporto stradale, invece, incide in media per il 29 per cento, di cui il 9 per cento è generato dai veicoli industriali, comunque abitualmente fermi la domenica.
Oltretutto, dietro la facciata di una «santa alleanza» di tutto il nord contro lo smog, c’è un puzzle di scelte locali differenziate. Il disegno generale parla infatti di uno stop dalle 8 alle 20 per tutti i veicoli, con l'esclusione di quelli elettrici, bimodali, alimentati a metano o Gpl, per le auto a benzina omologate Euro 4 e per le diesel Euro 4 con filtro antiparticolato. Gli altri mezzi di trasporto possono transitare all’interno dei comune interessati esclusivamente su autostrade, statali e provinciali. In teoria. In pratica ogni zona interpreta la superdomenica a modo suo. Così la durata del blocco varia: a Pavia, per esempio, va dalle 10 alle 17, in Emilia dalle 8.30 alle 18.30, ma non a Parma, dove è stata preferita la fascia 9-19. Per arrivare agli estremi di Gorizia, dove si parte dalle 16 del sabato per arrivare alle 18 di domenica, e di Udine, dove ci si limita a due ore, dalle 9 alle 11. Lombardia, Piemonte, Val d'Aosta, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto, dove peraltro non c'è un piano regionale, non sono allineate in materia di deroghe. Le Euro 4, anche quelle a gasolio con filtro antiparticolato, restano infatti bloccate a Torino, a Bolzano e a Trento.

È ancora l’istituto Leoni a denunciare come questa strategia anti smog si basi su falsi miti. L’allarmismo sull’inquinamento che aumenta si scontra con i dati Arpa, che, ad esempio a Milano, registrano una diminuzione fino all’87% di sostanze nocive nell’aria negli ultimi 15 anni, polveri incluse.

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