Domenico Petrone oggi è imprenditore alla guida di un gruppo di aziende attive nell’hi-tech elettronico, nei settori dell’automotive e delle tecnologie satellitari L’ex operaio che mette la scatola nera nelle auto

Diplomato alla Scuola Radio Elettra, ha fatto di Viasat group una realtà al servizio della sicurezza di uomini e mezzi

All’inizio, negli anni Settanta, Domenico Petrone fonda un laboratorio di elettronica perché nell’azienda in cui lavora, una società torinese del gruppo Comau, sono convinti che «con due relais» si possa fare tutto. Anzi, i suoi capi gli dicono senza peli sulla lingua: «L’elettronica se la faccia a casa sua». E lui provvede. A metà degli anni Ottanta fonda un’altra impresa, questa volta di progettazione, in quanto effettua per l’Olivetti il controllo della qualità del software.
Nel 2002 rileva un’azienda dal nome blasonato, Viasat, nata una quindicina d'anni prima, cresciuta con una joint-venture tra Magneti Marelli e Telecom, fino a diventare leader nei settori dell’elettronica per auto e delle telecomunicazioni satellitari, ma con i conti in profondo rosso: perde un milione di euro al mese. Allora Petrone la rivolta come un calzino, la riporta in utile, la trasforma in una holding con il nome di «Viasat group» concentrandovi una serie di aziende impegnate nell'hi-tech elettronico. E ora approda in Borsa allo Star per sostenere lo sviluppo delle scatole nere per le auto. La quotazione, dice, «a settembre».
Operaio alla Comau. Occhi vispi, piccolo di statura, primo di tre fratelli, Domenico Petrone è del 1950 ed è nativo di Corato (Bari). Il padre Francesco, ebanista, emigra con la famiglia a Torino a metà degli anni Cinquanta. Finendo per andare a lavorare in un’azienda di mobili. Domenico diventa perito elettronico grazie alle scuole serali, segue i corsi di Radio Elettra e si costruisce nella cantina di casa una radio a valvole, a 18 anni riesce a ottenere in qualche modo dal padre una Innocenti spider di colore rosso che poi gli viene quasi subito rubata. E dal momento che non ha nemmeno l’assicurazione contro il furto, a quel punto il padre gli intima: «Ora vai a lavorare». E lui obbedisce. Lavora in qualche officina, studia di sera elettronica che scopre essere la sua passione, a 22 anni entra come operaio alla Fase, azienda di automazione industriale del gruppo Comau. E briga con i suoi superiori per aprire all’interno dell’azienda un laboratorio di elettronica.
Riesce a spuntarla ma il successo non è poi entusiasmante in quanto sono in pochi a crederci. Anzi, i suoi capi gli dicono che se vuole occuparsi di elettronica può trasferire il laboratorio fuori dall’azienda. Petrone, che proprio nel 1974 si sposa, non ci pensa due volte: fonda quell’anno alle Vallette la Elem, Elettromeccanica montaggi, e fornisce elettronica alla Fase come i dispositivi di sicurezza per il controllo delle presse e in seguito le schede per il primo robot Comau. La moglie di Petrone, Giovanna Minuzzo, cura alla Elem la parte amministrativa, la cognata, Mariangela, si occupa dell’assemblaggio delle schede elettroniche mentre lui si divide: segue la Elem ma nello stesso tempo continua a lavorare alla Fase. Ne uscirà dodici anni più tardi come direttore dello stabilimento.
L’ingresso nell’hi-tech. Nel 1987, proprio l’anno in cui a Roma la società Telespazio fonda quella che pochi mesi più tardi prende il nome di Viasat grazie alla joint venture tra la Magneti Marelli e la Telecom, Petrone ha l’occhio puntato su Olivetti. Ed entra nell’hi-tech costituendo la Elem Sistemi con una decina di ingegneri per progettare sistemi di controllo del software Olivetti. Una decina d’anni più tardi, quando Petrone ha già costruito uno stabilimento a Venaria, provincia di Torino, il gruppo Elem diventa il primo fornitore internazionale dell’Olivetti con mezzo milione di schede elettroniche per pc, fotocopiatrici e stampanti. Anzi, è il primo fornitore italiano a esportare elettronica in Giappone in seguito all’accordo dell’Olivetti con la Canon.
Nel 2000 la svolta: il gruppo Elem diventa ormai produttore di sistemi elettronici, assemblando i diversi moduli elettronici all’interno di un contenitore. Oggi sono sei scuderie su dieci a utilizzare nella Formula 1 sistemi «made in Venaria». Inoltre sempre nel 2000 Petrone acquisisce una partecipazione nell’Axis, società di progettazione con esperienze in sistemi di navigazione terrestre grazie a tecnologie di rilevazione satellitare. Avviando una collaborazione con la Magneti Marelli per i navigatori satellitari Route-Planner.
Antifurti satellitari. Sono gli anni in cui Viasat, che fino al 2002 ha una propria storia costata un bel po’ di quattrini a Magneti Marelli e Telecom, si è creata un nome nel settore degli antifurti satellitari. E nel 2002 entra nell’orbita di Petrone il quale si muove nel mondo industriale sulla base di un concetto che ripete spesso e cioè che «per fare bene le cose, le devi prima fare». Perché, dice, «siamo la prova vivente che si può produrre anche in Italia tecnologia elettronica». Attorno a questo concetto che premia di fatto l’atteggiamento positivo, Petrone ha elaborato sei comandamenti, a scaglioni di tre. I primi tre sono: sapere, fare e insegnare a fare. I secondi tre: perseguire il vero, il giusto, il bello. E così acquisisce Viasat, che ha un bel nome ma è un colabrodo, nella convinzione che alle spalle dell’azienda romana non ci sia una struttura capace di sviluppare il prodotto tecnologico. E forse anche un po’ per ripicca perché in passato ha tentato più volte di diventarne fornitore senza mai riuscirci.
Petrone mette ordine nella produzione all’esterno di Viasat che ha dato origine a una proliferazione di microconcorrenti, lascia a Roma il centro servizi e il commerciale, mentre sposta a Torino la parte industriale, replica a Torino anche la centrale operativa di Roma in aggiunta alle sedi de L’Aquila e Potenza. E in un solo anno l’azienda torna in utile. Poi Petrone mette le mani sul 70% della Movitrack, fondata negli anni Novanta a Milano dall'Olivetti e dall'Automobil club per localizzare via satellite tutti i carri attrezzi dell'Aci, curare il parco macchine in noleggio del Comune di Milano e fornire un servizio alla Sara assicurazioni con forti sconti nella Rca e il pagamento dell’assicurazione a chilometro.
Strumento salva-vita. Anche in questo campo Petrone mette ordine con una linea di prodotti in grado di coprire tutto ciò che è mobile, dall’auto alle barche. Fino ad arrivare alla scatola nera per le auto che le assicurazioni possono dare in comodato ai clienti. Una scatola nera che rivela la dinamica dell’incidente, agisce da antifurto, ma è anche uno strumento salva-vita. Un mercato esploso in un anno e mezzo. Viasat group, 302 dipendenti, un fatturato di 39 milioni, una liquidità di 19, 120mila abbonati in Italia, ha già concluso un accordo con la Sara e due colossi come Generali e Sai.


Due figli entrambi in azienda (Barbara, sposata con Umberto Passeri, responsabile della produzione di Elem, si occupa del controllo di gestione; Marco, 1977, laurea in legge e master alla Bocconi, è amministratore delegato della Elem e cura il business assicurativo di Viasat), passione per il mare con barca a Mentone, Petrone si muove sempre come un panzer: nel 2007 costituisce Trackysat, una joint-venture con la Fai, la Federazione autotrasporti, per ottimizzare la logistica e la sicurezza dei camion. E ora sta studiando un sistema di sicurezza personale: se sei rapinato o assalito premi il tasto di un marchingegno e la polizia interviene.
(146. Continua)

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