La regina del noir Patricia Highsmith nacque il 19 gennaio 1921 a Fort Worth, curiosamente lo stesso giorno natale, del 1809, di Edgar Allan Poe. Nell'anno del centenario della sua nascita, La nave di Teseo ha deciso di editare una serie speciale di libri di cui fa parte questa raccolta di sedici racconti, sei dei quali totalmente inediti in Italia. Sono storie uscite per la prima volta fra il 1935 e il 1968 su riviste come London Life, Harper's Bazaar, Barnard Quarterly, The Ellery Queen's Mistery Magazine. Come la stessa Highsmith ammise, si divertiva a scrivere storie a tinte fosche che somigliassero ai dipinti di Francis Bacon, secondo lei l'artista che meglio aveva ritratto in nero il mondo: «il genere umano che vomita nel gabinetto con il sedere nudo in vista». Forse per questo motivo le venne così naturale descrivere la banalità del male in tutte le sue forme. Amò alla follia Kafka, Sartre, Camus e Tolstoj ed ebbe sempre un'idea chiara su come si potesse costruire un buon noir: «penso che concentrarsi sul chi è stato sia un modo sciocco di stuzzicare la gente... a me non interessa, come non mi interessano i rompicapo».
Highsmith, come dimostrano i racconti di questa raccolta, è sempre stata affascinata dagli assassini e dai predatori che, per certi versi, considerava «una razza superiore». Ha sempre messo a nudo ossessioni e paranoie e risultano esemplari in questo senso queste sedici storie in cui spesso le donne sono protagoniste di eventi tragici: un'insegnante di ginnastica che gode nel tormentare le proprie allieve; una bambina umiliata da una coetanea; una moglie che rovina per motivi di colore l'acquisto di un quadro a suo marito; un'innamorata che si rifiuta di rispondere alle lettere del proprio amato facendolo impazzire. I luoghi che l'autrice ci descrive non hanno nulla di edificante e mistico, nemmeno il convento di suore di Saint Fotheringay, perché «dal momento in cui le bambine, all'età di due anni, entravano nel convento, fatto che era considerato un grande privilegio da tutti gli abitanti delle campagne circostanti, non avrebbero più visto uomini, non avrebbero più sentito parlare di uomini, tranne quelli citati nella Bibbia, e veniva loro insegnato che il sesso si era estinto». La natura femminile, capace di dare la vita ma anche la morte, è protagonista dell'universo della scrittrice e appartengono a quel mondo anche le chiocciole protagoniste del racconto che chiude la raccolta, intitolato Il Guardalumache.
Lo studio dei gasteropodi può diventare pericoloso, se si decide di tenerne migliaia in un normale appartamento. Le lumache, infatti, sono abituate a moltiplicarsi velocemente e a invadere qualsiasi spazio. E la Highsmith instilla nei lettori il puro terrore per qualsiasi creatura sia in grado di strisciare su pavimenti, soffitti e pareti. Pensate all'eventualità che le vostre lumache domestiche vi facciano scivolare per terra, arrivando poi a ricoprire letteralmente il vostro corpo. Urlare e chiedere aiuto ai vicini non sarà così facile. Gli spunti di partenza di questo racconto furono autobiografici, come per molte delle altre storie di questa antologia. Anche l'eccentrica scrittrice statunitense collezionò lumache per anni. Non contenta di vederle aggirarsi per la sua casa, si divertiva a metterne alcune nella borsetta da passeggio.
Se si annoiava in un luogo pubblico, tirava fuori una delle sue innocenti chiocciole e la lasciava camminare sul primo tavolo che le capitava sotto mano, suscitando nei presenti più spavento che ilarità. Nei suoi taccuini, ha confessato di essere affascinata da «ciò che è morboso, crudele, anormale».
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