Dottoresse islamiche rifiutano le cure a un maschio

Le due donne non intervengono per motivi religiosi. Polemiche in Turchia: medici con velo anche se vietato

da Istanbul

Va in ospedale per curarsi e rischia la salute. E non per un errore dei medici, ma perché due dottoresse che portano il velo si sono rifiutate di toccarlo. È successo a Konya, città a sud di Ankara nel cuore della Turchia, nota negli ultimi anni anche per il crescente radicalismo di matrice islamica.
Nei giorni scorsi, un ragazzo di 17 anni, identificato dai media turchi con le iniziali A.G., si è recato in nell'ospedale di Stato, lamentando un forte dolore ai testicoli. È stato mandato in ambulatorio per sottoporsi a un test con gli ultrasuoni. Nonostante soffrisse di una vistosa e dolorosa orchite, due dottoresse, che indossavano il türban, il velo islamico della tradizione turca, lo hanno mandato indietro senza esami. A.G., in un secondo momento, è stato sottoposto agli accertamenti del caso ed è stato operato, subendo l'amputazione di un testicolo.
Uno scandalo che sta provocando un putiferio e coinvolge le alte sfere della politica. Subito dopo la morte di Mustafa Kemal Atatürk, fondatore della Turchia moderna, l'utilizzo del velo islamico fu vietato in tutti gli edifici pubblici. Ci si chiede quindi che cosa ci facessero due dottoresse velate in un ospedale statale, per di più a fare “obiezione di coscienza“.
C'è dell'altro. Il primario del reparto di Urologia dell'Ospedale di Konya, Celai Tutuncu, è stato candidato nelle file dell'Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di orientamento islamico-moderato e guidato dal premier Recep Tayyip Erdogan. Parlando con il quotidiano Hurriyet, Tutuncu ha detto che sta accertando quali medici si siano rifiutati di curare il ragazzo, assicurando che verranno presi provvedimenti.
Il Chp, partito di opposizione ha aperto un dibattito parlamentare. «Questo episodio - ha detto Attila Kart, deputato della formazione socialdemocratica - è un segno della distruzione portata dalle idee religiose che si stanno spargendo nelle istituzioni pubbliche. Possiamo toccare con mano cosa può avvenire quanto lo sfruttamento della religione è portato avanti dal governo».
Nel maggio scorso, all'Università del Bosforo di Istanbul alcune ragazze che portavano il türban furono riprese da altri studenti, che chiesero loro di toglierlo. Le interessate risposero di farsi i fatti propri. C'è poi il sacrificio di Mustafa Yücel Ozbilgin, giudice del Consiglio di Stato, ucciso lo scorso 17 maggio da un avvocato fanatico. La sua colpa era aver negato la promozione a una docente che indossava il velo appena uscita da scuola e che secondo lui non era un buon esempio per le giovani generazioni.
Immagini di una Turchia in involuzione e che rischia di allontanarsi non solo dall'Europa, ma dalla sua stessa storia recente. Due anni fa Erdogan aveva addirittura proposto un referendum per abolire il divieto di indossare il velo negli edifici pubblici, con grande disappunto del presidente della Repubblica Ahmet Necdet Sezer, di orientamento laico e riformista, e soprattutto di Bruxelles, tanto che il premier fu costretto a rinunciarci.
Lo scandalo di Konya potrebbe contribuire a dare un’ulteriore spallata a un esecutivo che secondo il quotidiano Cumhuriyet continua a perdere consensi. Poi ci sono le scadenze elettorali. A maggio si vota per il presidente della Repubblica. La settimana scorsa Sezer ha chiesto le elezioni politiche anticipate ad aprile per il rinnovo del parlamento, fermamente respinte dal premier.

Un tentativo strenuo di limitare lo strapotere di Erdogan e della sua maggioranza parlamentare. Il primo ministro, secondo molti, mira a diventare Capo dello Stato. Con la moglie Emine, che indossa il velo, al suo fianco.

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