Dove può andare il Milan con questa difesa colabrodo?

MilanoDa una parte Maicon e tanta Inter, dall'altra Pato e un Milan commovente nella ripresa. Il derby di Milano è sempre made in Brasile anche se non c'è Kakà. L'Inter prende a pallate il Milan per una frazione, la prima, e sembra tutto chiuso, sigillato, lo scudetto cucito sul petto. E invece come succede solo nel calcio, basta un piccolo ritocco al disegno tattico iniziale dei rossoneri (via Beckham sotto tono, dentro Inzaghi, una mina vagante) ed ecco che la sfida si riapre d'improvviso e fino all'ultimo respiro offre quel che tutti i tifosi sognano, adrenalina pura, occasioni ripetute da una parte e dall'altra, qualche sbavatura nel tiro dell'Inter (Adriano e soci sprecano almeno 3 palle gol in sequenza) e le paratone di Julio Cesar che tolgono ai rossoneri il gusto unico di una rimonta fantastica, sfiorata a ripetizione con quel velenoso di Inzaghi. Alla fine restano le proteste, legittime, di Ancelotti per quel che Rosetti toglie al Milan, senza motivo, solo per mancanza di coraggio e di lucidità: gli episodi decisivi sono fondamentalmente due, il gol di Adriano sporcato dal mani del centravanti e il rigore doc su Inzaghi ignorato per un presunto vantaggio. Così l'Inter resta l'unica squadra a non aver subito penalties: stranezze che neanche Mourinho è in grado di spiegare.
Il Milan impiega un tempo per trovare le contromisure a quel pendolino di Maicon che si scatena sulla destra e ogni volta che avanza porta lo scompiglio tra le sue file: Ambrosini e Jankulovski, deputati dal copione a "curarlo", finiscono per dividersi solo gli appunti della panchina invece che i meriti di qualche chiusura provvidenziale. Su tutte le altre "magagne" del Milan svettano quelle difensive che di solito non si possono riepilogare citando un solo nome. E invece Kaladze per una volta può meritarsi il distintivo del peggiore in campo. Non c'è grande fiducia nei confronti di Senderos: possibile che lo svizzerotto non sia meglio del georgiano? Appena la sfida abbandona il registro fisico e diventa una partita di calcio tradizionale, il Milan riprende quota cedendo però troppo campo al rivale che può, in contropiede, seminare il panico e trasformare il risultato in goleada. Abbiati da un canto e l'imprecisione di tutti gli altri cecchini neroazzurri consentono invece al Milan di risalire la china con quel fenomeno di Pato e di meritare anche il pareggio. Glielo negano quell'altro strepitoso campione che si chiama Julio Cesar (almeno 3 i suoi prodigi), portiere titolare del Brasile.

A questo punto al Milan sconfitto per la seconda volta da una grande (Juve e adesso Inter) non resta che difendere la terza piazza (vuol dire Champions senza passare dal turno preliminare) e dedicarsi, se restano energie, alla coppa Uefa. Con quel Pato è tutto possibile ma con quella difesa colabrodo si può rischiare la vita ogni giorno.

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