Dove sta andando la musica colta?

Benvenuti nell'universo mondo della musica contemporanea: se fino a poco tempo fa capirla era complicato, figuriamoci oggi, dove le novità in fatto di stili, suoni e ritmi si moltiplicano a ritmo esponenziale

Dove sta andando la musica colta?

Dove va la musica colta? Che cosa fa questa "folle e geniale signora" per riavvicinare il pubblico che è scappato dopo il caos scatenato da alcune avanguardie dal sapore strong? E ancora, per capire che cosa "bolle in pentola" su chi bisogna puntare?

Benvenuti nell'universo mondo della musica contemporanea (quella che si scrive oggi ed è di derivazione classica o "colta", per intenderci): se fino a poco tempo fa capirla era complicato, figuriamoci oggi, dove le novità in fatto di stili, suoni e ritmi si moltiplicano a ritmo (è il caso di dirlo) esponenziale; le influenze vanno dalle più nordiche alle più esotiche, e anche il modo di intendere il "prodotto" in pochi anni è radicalmente cambiato.

Difficile trovare il bandolo della matassa. Compositori, interpreti, critici, giornalisti: ognuno dice la sua, una molteplicità di proposte che non ha paragoni nella storia. "Il pensiero creativo - attacca il compositore Vittorio Montalto - mi sembra sempre più individuale. Personalmente in Italia sono molto interessato al lavoro di Matteo Franceschini, che ha trovato un bel connubio tra la musica di oggi e quella di estrazione popolare (compreso il rock). A detta di colleghi e osservatori interessante anche Luca Antignani, "di cui seguo da tempo le sue ricerche sull'armonia. Mauro Lanza, che lavora sull'elettronica". Per altri "addetti" ai lavori la parola d'ordine è "Interazione". "Proprio così - spiega l'editore-musicista Claudio Chianura - interazione tra media e stili differenti. Le sorprese arrivano in egual misura dal jazz, dal rock e dai musicisti che insieme alla classica e alla contemporanea hanno conosciuto e amato anche le musiche eterodosse, vera linfa vitale della scena attuale". L'altra faccia del contemporaneo insomma è fatta di jazz, elettricità, strumenti elettronici, scrittura non tradizionale e improvvisazione. Ma anche immagini, voci, silenzio, paesaggi sconosciuti "ma reali, citazioni, relazioni impreviste...".

Capire dove adesso va il pubblico non è cosa facile. Pare andare dappertutto, ma pare anche assentarsi da platee fino a ieri considerate "regine" incontrastate. Vedi quelle della musica classica: la proposta varia poco, la comunicazione non ha fatto grossi salti e tutto questo - insieme alla moltiplicazione e fratumazione delle proposte - non favorisce il ricambio generazione in sala. "Credo che il pubblico vada dove pensa di trovare-provare emozione. Per capirne di più bisognerebbe sapere cosa può attirare questo desiderio di coinvolgimento, e che cosa in media il pubblico contemporaneo si aspetta". Un tema fondamentale. 

A farsi qualche domanda in più su quello che vuole il pubblico è la categoria dei giovani compositori. Che hanno più come modelli le avanguardie degli anni '50/'60. Giusto per ricordare, quel periodo in cui la categoria del "bello", dell'"ascoltabile", ha lasciato il posto all'"interessante"; risultato; spesso - visto almeno l'atteggiamento del pubblico e di non pochi colleghi - oggetti misteriosi e difficilmente sondabili. Infine la fruizione.

 "Come proporre oggi la musica contemporanea? - conclude il compositore Luca Francesconi -. Penso a una situazione così: il pubblico libero di circolare come in una galleria d'arte e un libero ascolto della musica". Non più la "solita" platea inchiodata alle poltrone.  

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