Due tendoni davanti al Palasharp per far pregare i musulmani

Il palazzetto di Lampugnano smantellata per ragioni di sicurezza. I fedeli del centro islamico di viale Jenner, costretti a una nuova preghiera all'aperto, saranno sistemati in una struttura provvisoria

Due tendoni temporanei installati nell'area (comunale) del Palasharp. È la soluzione che il Comune ha trovato in accordo con Abdel Hamid Shaari, direttore dell'Istituto culturale islamico di viale Jenner, per assicurare uno spazio di preghiera alla comunità musulmana dopo che lo smantellamento delle strutture interne al palazzetto venerdì aveva costretto i fedeli a riunirsi all'esterno.
La soluzione «garantisce la continuità della preghiera islamica del venerdì - spiega il Comune - anche in ottemperanza all'ordinanza del prefetto del 13 ottobre scorso, che segnala l'inderogabile necessità di approntare a questo scopo una soluzione anche provvisoria». Lo smantellamento delle strutture interne del Palasharp era stato intimato dal Comune per ragioni di sicurezza dell'impianto.
L'evoluzione della vicenda, però, preoccupa i residenti di viale Jenner. Va ricordato infatti che la sistemazione nel palazzetto di Lampugnano, finora soddisfacente era stata trovata, dal prefetto e dalla giunta Moratti, dopo un'estate di preghiere per strada. E ora gli abitanti dell'arteria della periferia nord della città vivono come un incubo il possibile ritorno a quello stato d'assedio. «Siamo preoccupati, perché dall'esterno del Palasharp al ritorno in viale Jenner il passo è breve» dice il comitato Jenner-Farini. «Anche perché - spiega il portavoce Luca Tafuni - incomincia a impensierirci il fatto che non abbiamo ancora avuto risposte alle richieste che abbiamo ripetutamente rivolto all'amministrazione, quantomeno per essere coinvolti. Con le comunità islamiche il dialogo è in corso, si dia un segnale anche a noi», il suo appello.
Sul caso, ormai, è polemica anche politica: «Si è dovuti arrivare ad un ordinanza del prefetto - commenta l'ex assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato (Pdl) - l'ex assessore allo Sport Alan Rizzi aveva fatto predisporre tutti gli atti per la gestione diretta del Palasharp, ma poi dopo le elezioni non se ne è fatto più niente. Al contrario il gruppo interassessorile che da qualche mese sta incontrando i rappresentanti delle comunità islamiche, dopo aver dichiarato di voler assicurare a questi ultimi la messa in sicurezza e la regolarizzazioni dei 12 luoghi di preghiera, ad oggi è riuscita ad assistere alla chiusura del più grande luogo di preghiera dei musulmani a Milano». «Tutto ciò - commenta De Corato - ci dice dell'incapacità di gestire una situazione, che per anni era stata risolta dalla giunta Moratti, con la preghiera del venerdì al Palasharp e con il Ramadam che si svolgeva alla Fabbrica del Vapore. Avevano promesso ai rappresentati musulmani 12 moschee dove pregare, senza ascoltare i milanesi come continueremo a chiedere, ad oggi, al contrario, sono riusciti a far chiudere l'unico grande luogo dove pregavano migliaia di islamici». «Uno schiaffo ai residenti della zona, che pagano l'incapacità della giunta Pisapia», conclude l'ex vicesindaco.
Ma le critiche non si erano limitate all'area di centrodestra.

«Nessuno - ha detto anche Manfredi Palmeri (Futuro e Libertà) - pensi di poter organizzare preghiere per strada che costituirebbero qualcosa di negativo per tutti, protagonisti inclusi. Milano non può permettere che si affermi il modello di viale Jenner, a partire proprio da quella via i cui abitanti hanno sopportato per lungo tempo azioni in palese contrasto con il loro poter essere cittadini».

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