Dopo duecento anni di esilio, il Doge di Venezia prova a ritornare a casa sua

IL Comune ha aperto una trattativa con lo Stato per riavere Palazzo Ducale. Lo splendido palazzo aveva ospitato il governo della Serenissima per mille anni. Conquistata da Napoleone nel 1797, l'edificio divenne sede di uffici amministrativi dell'Impero francese, austriaco e infine del Regno d'Italia dal 1866

Per mille anni è stata la sede del «sindaco» di Venezia, anche se allora si chiamava Doge ed era a capo di uno Stato che per secoli fu una delle maggiori potenze del Mediterraneo. Per la precisione fino al 1797, quando Venezia fu travolta dall'uragano Napoleone e l'imperatore sfrattò allora il legittimo inquilino da palazzo Ducale. Che ora dopo duecento anni, non più Doge ma Sindaco, vuole tornare, chiedendo alla Stato Italiano di passare lo splendido edificio al patrimonio comunale. L'amministrazione municipale ha infatti deciso di avviare ufficialmente la trattativa per acquisire dal Demanio l'edificio-immagine della città e della sua storia.
Lo conferma l'assessore alle attività produttive Antonio Paruzzolo, che con i colleghi del patrimonio Bruno Filippini e dell'urbanistica Ezio Miceli siede nella commissione mista con i membri del Demanio e del ministero dei Beni Culturali per decidere quali immobili dello stato potranno essere ceduti nell' ambito del nuovo federalismo demaniale. «Che la città acquisisca, oltre all'uso, la piena proprietà di Palazzo Ducale è un preciso desiderio del sindaco Giorgio Orsoni che stiamo discutendo con Demanio e Beni Culturali» ha spiegato Paruzzolo in un intervista al quotidiano locale Nuova Venezia. Anche l'avversario politico nelle passate amministrative in laguna di Orsoni, l'attuale ministro alla Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, non aveva nascosto in campagna elettorale il suo interesse particolare per il palazzo, arrivando a proporre di farne la sede stabile dei consigli comunali.
Come è stato per dieci secoli, da quando cioé il doge Angelo Partecipazio decise nell'812 di trasferire la sede dogale da Malamocco, tra gli Alberoni e il Lido, in centro storico individuando l'area dove far edificare una costruzione quadrangolare guardata a vista da quattro con torri angolari, forme tipiche di una fortezza militare. Un paio di secoli e il palazzo perse quella severe impostazione grazie a una serie di interventi che, tra la fine del Duecento e l'iniziò del Quattrocento, lo trasformarono in quell'elegante esempio di gotico veneziano, dal civettuolo colore rosa.
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, la cui fine fu decretata nella seduta del Maggior Consiglio del 12 maggio 1797, il Palazzo non venne più utilizzato come sede del principe e delle magistrature, ma fu adibito a sede di uffici amministrativi degli imperi napoleonico prima e asburgico dopo. E grosso modo con questa funzione passò al Regno d'Italia dopo l'annessione del Veneto e Venezia alla dinastia Sabauda nel 1866. Oggi infatti oltre la sede del Museo Civico di Palazzo Ducale, ospita ancora uffici statali come la Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici. Particolare che potrebbe risultare «ostativo», termine caro alla burocrazia, alla realizzazione del progetto: la legge infatti proibisce la cessione ai Comuni edifici che hanno queste funzioni.

L'ostacolo potrebbe essere tuttavia essere facilmente aggirato. Il ritorno del sindaco a palazzo Ducale diverrebbe possibile, se si arrivasse ad una permuta, con la messa a disposizione da parte del Comune di un altro edificio dove la Soprintendenza potrebbe trasferirsi.

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