Josè Mourinho ha lasciato l'Inter un minuto dopo la finale di Champions League per correre dal Real Madrid. Stefano Capozucca, da sette anni direttore sportivo rossoblù, non lascerebbe mai il Genoa per i Galacticos. «Da tifoso genoano pensavo che arrivare in questa società sarebbe stato il coronamento della mia carriera. Oggi ne sono ancora più convinto. Il Genoa per me è come il Real Madrid. Finché Preziosi mi sopporterà, sarò felice di restare qui».
Si ricorda la prima volta che ha messo piede al Ferraris?
«In serie B contro la Salernitana. Anno 2004. Brutta partita... persa dal Genoa. Pochi mesi dopo iniziò il mio incarico, ma avevo già seguito i rossoblù altre volte grazie a Riccardo Sogliano».
Quanto è cresciuta la società negli ultimi anni?
«Moltissimo e in modo inimmaginabile. Dall'anno della serie C ad oggi, se guardo indietro provo spavento. Il merito, non lo dico per ruffianeria, è di Enrico Preziosi, il vero motore di questa società. I successi che ha avuto nella sua azienda, li ha ripetuti nel Genoa».
Quanti osservatori avete sparsi per il mondo?
«Non sono tanti: cinque o sei. Ma abbiamo molti collaboratori interni e amici che lavorano con noi, segnalandoci dei giocatori. E persone vicine al presidente che fanno lo stesso».
Cosa vi manca per colmare il gap con le grandi?
«Le risorse finanziarie, commerciali e televisive. Sopperiamo a queste lacune investendo sui giovani, anche se qualche acquisto possiamo averlo sbagliato. Questa società, a differenza di altri club, reinveste anche più di quello che incassa».
Quest'anno crede nella Champions?
«Io credo intensamente in tutto quello che fa il Genoa. La parte sinistra del televideo è già un risultato importante. Milan, Inter, Roma e Juve sulla carta sono inarrivabili. Magari c'è l'annata storta di una grande e bisogna essere bravi ad approfittarne».
Qual è il segreto del vostro settore giovanile?
«A parte la competenza di chi ci lavora, la credibilità che abbiamo dato all'esterno. C'è un lavoro di gruppo. Tanti giocatori vengono proposti a me che poi li giro a Donatelli per la Primavera e a Sbravati per le categorie inferiori. Un giovane viene qui volentieri perché sa che con Gasperini può mettersi in luce e proporsi a grandi livelli».
Cosa fa "lontano" dal mercato?
«La figura del direttore sportivo oggi è cambiata anche perché è cresciuto il livello dei giocatori. C'è bisogno di una persona che sia sempre presente. Io e Fabrizio ci dividiamo questo compito».
Quale è stato l'acquisto che vi ha fatto più tribolare?
«Più che un acquisto, la cessione di Ranocchia all'Inter. Si era creata una situazione antipatica relativa alla valutazione del giocatore dopo l'infortunio. Ho dovuto far valere tutta la mia credibilità nei confronti della dirigenza nerazzurra che era un po' diffidente nell'acquistare la comproprietà. La soddisfazione più grande è stata la telefonata di Branca dopo Udine. Avevi ragione: è un campione».
I tifosi sono un po' preoccupati per le condizioni di Toni.
«Ha un piccolo problema muscolare. Se fosse per lui, domenica sarebbe già in campo. Io non sono preoccupato. Toni è un grandissimo professionista e un uomo pieno di motivazioni. Farà benissimo. Ci credo al 200 per cento».
Qual è la posizione contrattuale di Destro?
«Prestito con diritto di riscatto a favore del Genoa. È un ragazzo che ha un grande futuro. Domenica potrebbe giocare».
Come avete scovato Hallenius?
«La segnalazione ci è arrivata da un collaboratore esterno al nostro gruppo. Lo abbiamo seguito diverse volte. Lo aspettiamo a gennaio».
Un flash su Enrico Preziosi.
«Mette addosso a tutti quelli che lavorano con lui un'adrenalina pazzesca. Riesce a capire tante situazioni un attimo prima che accadano. Gasperini dice che è geniale. Sono d'accordo col mister».
... uno su Fabrizio.
«Un gentleman in un mondo particolare come quello del calcio. Potrebbe fare una carriera importante anche se avesse un altro cognome. È affidabile, concreto, capace».
Infine sul mister.
«Io sono quello che lavora più a contatto con lui. A livello tecnico è il migliore allenatore italiano. La sua voglia di vincere non ha eguali. Ogni partita per lui è una finale. Io gli auguro di mantenere sempre questa "cattiveria".
Quale?
«Se ha qualcosa da dirti, lo dice. Insomma è uomo vero».
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