Amiche, prima che rivali. Nino Salukvadze e Natalia Paderina, bronzo e argento alla gara di «pistola 10 metri», gareggiano rispettivamente per i colori della Georgia e della Russia. E ieri, sul podio olimpico, si sono abbracciate e baciate.
La Salukvadze, assieme a tutta la delegazione georgiana, stava per abbandonare i Giochi, la sera prima, per rientrare in una Georgia sprofondata nella guerra. Poi, da Tbilisi, il presidente Mikheil Saakashvili ha detto agli atleti di rimanere a gareggiare. E così, a fine gara, durante la cerimonia di premiazione, lesperta tiratrice, 39 anni e 5 Olimpiadi già alle spalle, si è vista venire incontro la Paderina, sei anni più giovane. Le due atlete avevano già incrociato le pistole ad Atene, quattro anni fa. Allora, nessuna delle due era riuscita a salire sul podio. Ieri, ci sono salite entrambe, suggellando la loro medaglia con un gesto che verrà ricordato a lungo.
Un gesto normale, della quotidianità. «Lo faccio con molti amici e ho amici di tutte le parti del mondo. Non ci dovrebbe essere discordia fra gli atleti, non ci dovrebbe essere guerra tra le genti», ha dichiarato una Salukvadze evidentemente commossa. Eppure, nonostante la normalità del gesto, specialmente fra due atlete che si conoscono da anni, ha sentito il dovere di aggiungere qualcosa. «È stato bello da parte di Natalia venire subito da me e abbracciarmi. Rimarremo per sempre amiche e nulla si potrà intromettere nella nostra amicizia».
Anche il pubblico presente al palazzetto sembra aver gradito il gesto spontaneo fra le due atlete, che è stato accompagnato da un applauso dei tifosi assiepati al bordo del campo di tiro. Quanta differenza con ciò che era avvenuto sabato, quando un funzionario del Bocog, il Comitato organizzatore, aveva impedito a dei giornalisti di chiedere a due sportivi provenienti dalle due Coree se si fossero fatti i complimenti e se si fossero stretti la mano. Anche lì una gara di pistola, due atleti che vincono largento e il bronzo. Ma lì, davanti a una domanda riconducibile ai rapporti fra i loro Paesi si sentono in imbarazzo a rispondere.
Questa volta, invece, come ad Amburgo nel 1974, quando una partita di calcio fra la Germania dellEst e quella dellOvest era finita con un grande applauso bipartisan, la spontaneità di un gesto normale ha preso il sopravvento e ha vinto.
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