E la giacca diventa un fazzoletto

da Firenze

È in corso la rivoluzione della giacca, regina indiscussa del guardaroba maschile. Sua maestà diventa leggera come un foulard e ripiegabile in una scatola da fazzoletti (Annapurna), si mette in carica la sera e di giorno funziona come un ufficio ambulante a cui attaccare computer, telefonino e iPod (Pirelli P-Zero), oppure diventa un incrocio altamente sofisticato tra il blazer da città e la giacca a vento da montagna (Ballantyne). Ci sono poi le giacche-stufa (Schneiders) quelle impacchettabili in piccole borse anche a tracolla (Allegri) oppure i lussuosissimi modelli in tessuto di seta, cashmere e zibellino con ben 12 varianti di colori naturali (Corneliani).
«Oggi per continuare a regnare bisogna darsi una mossa» ha detto Juan Carlos di Borbone durante i recenti festeggiamenti per il suo settantesimo compleanno. E a giudicare da quel che si è visto a Firenze dove ieri ha aperto i battenti l’edizione numero 73 di Pitti immagine uomo, bisogna proprio dar ragione al re di Spagna. «Queste cose si possono fare solo in Italia» dice Aida Barni, titolare di Annapurna, l’azienda toscana che da 30 anni produce maglieria in cashmere d’altissima qualità e che da qualche tempo ha lanciato una linea in filato ultralight (ci vogliono 180mila metri per fare un gomitolo da un chilo) battezzata «Shatoosh» come l’incredibile scialle indiano proibito dalla Convenzione di Washington perché costa la vita a un animale in via di estinzione.
«Il nostro è etico - avverte la signora - e siamo riusciti a trasformarlo in tessuto che facciamo tagliare e cucire in una sartoria napoletana ottenendo giacche da 200 grammi l’una: un nulla addosso». La divisione moda di Pirelli ha invece brevettato la tecnologia della Power Jacket: un modello in cordura dotato di porte Usb e led luminosi per rimanere sempre connessi. «Le tinte di Ballantyne sono in esclusiva per tre anni» dice invece Matteo di Montezemolo, consigliere di amministrazione del fondo Charme che in tre anni ha trasformato lo storico marchio del cashmere inglese in una griffe completa d’abbigliamento e accessori. «Per il prossimo inverno lanciamo un nuovo concetto che abbiamo chiamato upper casual: capi informali ed eleganti allo stesso tempo realizzati in tessuto tecnico tinto antivento e antiacqua con interni in jersey di cashmere». Oltre alla speciale «OverLord Jacket» con gilet staccabile profilato di velluto, Ballantyne lancia il giubbotto in pelle di cervo color burro foderato nel preziosissimo filato. Stavolta Pitti si apre anche alla donna con il salone W-Woman dedicato alle precollezioni femminili per il prossimo inverno. Ieri sera la sfilata di 6267, marchio disegnato da Tomaso Aquilano e Roberto Rimondi (battezzati dagli americani «l’autentica speranza del fashion system italiano») ha dimostrato che queste collezioni destinate alla vendita più che alla passerella, possono essere ugualmente straordinarie: con i gioielli dei Romanov incastonati nei cappotti tagliati divinamente e cuciti ancor meglio.
«Abbiamo vissuto una vera rivoluzione in questi anni: non ci sono più persone di servizio, occasioni mondane e tantomeno il tempo di pensare alla vera eleganza» dice invece Simonetta Colonna di Cesarò, protagonista della bella mostra «Simonetta. La prima donna della moda italiana» nella Galleria del costume di Palazzo Pitti fino al 17 febbraio.

Ottantacinque anni, un cervello che va come un treno, lei dal 1948 agli anni Settanta è stata protagonista indiscussa delle passerelle. Poi ha vissuto in India per curare i lebbrosi. Ed è la persona più raffinata che si sia vista sulle rive dell’Arno in questi giorni di turbolenze modaiole.

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