da Parma
I risparmiatori truffati sono ancora più arrabbiati, dopo le rivelazioni del Giornale. Ermanno Rossi ha 67 anni, è un ex dirigente della Fiat e si occupa del risparmio per la Federconsumatori di Modena, da quando sono scoppiati i crac: «Ho visto 1.300 persone, in questi anni - racconta - per i bond Parmalat, Cirio e argentini. In 520 sono venuti da me per il caso Parmalat. In questi anni io stesso ho parlato con tanti giudici e quelli all'altezza di una materia così complessa sono pochissimi. È difficilissima e vastissima, ce ne stiamo accorgendo con tutti i processi che abbiamo fatto partire. I giudici qui da noi ci liquidano un po' in fretta, nonostante le leggi siano chiare e dalla parte nostra. Ci sono già il testo unico della finanza e il regolamento Consob».
Maria Rosa Carnevali, 45 anni, impiegata di San Martino in Rio, nella Bassa Reggiana, ci ha perso 7.700 euro, pochi rispetto a certi buchi causati da quel crac, ma pur sempre una brutta botta per chi vive di stipendio: «Per me significavano mesi e mesi di lavoro, considerati anche gli interessi. Le banche sapevano tutto, vendevano bond nonostante la Parmalat fosse messa male. Vorrei chiudere il conto, alla Popolare dell'Emilia, ma ancora non me l'hanno permesso, non mi hanno ancora convertito quei bond in azioni».
E la magistratura di Parma, che un anno e mezzo prima del crac non aveva capito nulla? «Ne ho viste di tutti i colori. Adesso mi disinteresso e basta». Maria Mastini, 67 anni, di Reggiolo, operaia in pensione, ce l'ha con Tanzi. «Quello di Parma è stato un gran vigliacco. Io ho investito 15mila euro due mesi prima che scoppiasse il crac, la Banca Agricola Mantovana (Bam) sapeva. Ho sempre la speranza di recuperare quei soldi, li avevo ereditati da mia zia, pensare di averli buttati via così! Tuttora mi vengono attacchi di ansia».
Giovanni Franchi è l'avvocato della Confconsumatori di Parma.
«Moltissimi sapevano - commenta - nonostante si sia continuato a dire sino a metà del 2003 che il rating della Parmalat era tranquillizzante. Le banche più coinvolte erano vicinissime all'azienda di Collecchio. Non ho prove, non so se la Procura sapesse davvero, ma è gravissimo che il dissesto non sia emerso prima».
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