E intanto una sola certezza Finire nel 2015 è un’utopia

Un cronoprogramma simile alle previsioni del tempo, quello della Metro C. Sempre soggetto a mille possibili perturbazioni. La tratta Pantano-Parco di Centocelle dovrebbe essere inaugurata entro il 2011. E nel secondo semestre del 2012 dovrebbe entrare in funzione anche quella Parco di Centocelle-Lodi, mentre per la stazione San Giovanni non se ne parla prima del 2013. Con due anni di ritardo rispetto ai tempi previsti perché, come hanno spiegato il 14 maggio scorso i responsabili di «Metro C spa» e «Roma Metropolitane» attraverso un comunicato con il quale hanno annunciato lo slittamento in avanti, «ai ritardi di ordine amministrativo si sommano le rilevanti problematiche archeologiche relative alla stazione San Giovanni, dove la Soprintendenza Archeologica ha richiesto una importante variante al progetto che comporta, nella zona di via La Spezia, l’abbassamento del tracciato e il passaggio della Linea C sotto la esistente Linea A».
Per il prolungamento Clodio-Grottarossa invece, annunciato dall’allora sindaco Walter Veltroni nel marzo 2007 come se fosse cosa fatta, il progetto preliminare di «Roma Metropolitane» è allo studio del ministero delle Infrastrutture, con il Cipe che dovrebbe approvarlo nel 2009, e la gara d’appalto a seguire.
Veniamo ora all’autentico pomo della discordia, ovvero alla tratta centrale San Giovanni-Clodio, la cui consegna è prevista per il 2015. Una data che adesso somiglia tanto a un numero tirato a caso. Perché le difficoltà connesse ai ritrovamenti archeologici e il problema di come e se procedere con eventuali rimozioni o demolizioni, non hanno ancora consentito l’approvazione del progetto definitivo del tracciato.
Sempre lo stesso il problema connesso ai reperti: nel centro storico lo strato archeologico si trova a una profondità media di 13-16 metri. Circa 20 metri sopra, quindi, le due future gallerie della metro, che passeranno 35 metri sottoterra. Tutto risolto? Neanche per sogno perché i guai, le minacce per Roma antica, arriveranno per realizzare i pozzi di ventilazione e le lunghe discenderie che permetteranno ai passeggeri di risalire in superficie.
Senza scomodare l’allarmante (eufemismo) relazione inviata dal soprintendente capitolino Angelo Bottini al ministero per i Beni Culturali lo scorso gennaio, per capire l’importanza dei ritrovamenti è sufficiente citare qualche passaggio dell’ultima relazione (datata 7 marzo), pubblicata anche sul sito web di «Metro C spa». «Nei cantieri relativi alla Stazione Venezia - si legge sul sito - la situazione allo stato attuale appare articolata e complessa. Nello scavo al centro della piazza in corrispondenza del pozzo centrale di stazione si è raggiunta la profondità di circa otto metri portando in luce una parte del basolato della via Flaminia che fu tenuta in vita fino all’inizio del IX secolo. Nel sito di via Cesare Battisti sono stati evidenziati i resti di una ricca domus tardo antica (…): in ragione dell’importanza del ritrovamento si è deciso di provare a spostare l’uscita di stazione di diversi metri verso piazza SS. Apostoli».


E si potrebbe continuare con il «cenotafio di Agrippa» o l’impianto di età romana imperiale rinvenuti a piazza Sforza Cesarini e piazza della Chiesa Nuova, o il «pavimento a mosaico policromo» del III-IV secolo d.C. di via Sora.
Una situazione, quella appena descritta, che ha fatto aumentare notevolmente i costi. Ma questa, è già un’altra storia.

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