Neanche stavolta una golfista azzurra ha vinto lOpen dItalia, giunto qui a Le Rovedine alla ventiduesima edizione. Ma ai bordi del percorso un nostro successo è nitidamente maturato: quello procurato da un pubblico ordinato, civile, persino troppo silenzioso (un miracolo, nel bel Paese!) e sorprendentemente numeroso. Lingresso, come sempre peraltro, era gratuito. Però mentre nei precedenti Open femminili ci contavamo fra quattro gatti, stavolta il comitato organizzatore ha calcolato che, nellarco di quattro giornate (inclusa quella di preambolo della Pro-am), sono affluite allincirca quattromila persone. Di ogni età, carrozzine e bimbi al seguito. Nel suo piccolo, oltrettutto tenendo conto di certi rigori specialmente mattutini del termometro, uno spettacolo di partecipazione quasi allamericana.
Il rendiconto del comitato organizzatore è del tutto attendibile, non gonfiato per motivi propagandistici. Tutta quella gente labbiamo vista noi, al seguito della Luna, che purtroppo è caduta in uneclisse finale, della giunonica Davies e delle altre stelle di un «field» particolarmente qualificato.
Donato Di Ponziano, il regista della manifestazione che un paio di mesi fa rischiò di saltare (poi intervenne CartaSì), ha spiegato il piacevole fenomeno di adesione popolare con alcune considerazioni: «Se ricordiamo quanto pubblico ha seguito le precedenti ventuno edizioni dellOpen femminile, io credo che, messo insieme, non fosse superiore a quello che abbiamo registrato adesso, in una volta sola. I motivi? Diversi. Uno schieramento di giocatrici, dalla Davies e la Luna in giù, da vero Open. La struttura de Le Rovedine assolutamente funzionale, adeguata, accogliente. La location dellevento, a due passi dal centro di Milano. E poi il crescente interesse di chi segue il golf e di chi ci si avvicina con la voglia, la curiosità di vedere come si fa, come si può imparare a giocare». Senza mandare in rosso il conto in banca, aggiungiamo noi. A meno che ci siano ancora dei megalomani (maschi e femmine) i quali, magari prima ancora di prendere lhandicap, approcciano questo sport, di recente promozione olimpica, acquistando per idiota esibizione ferri, sacche e quantaltro che forse non ha neppure Tiger Woods.
Che questOpen milanese abbia esercitato una particolare attrazione lo dimostra un ulteriore riscontro.
Il quadro del campo di gara alla fine sè intristito, e lo sappiamo. Resta la consolazione della cornice.
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