Daniele Carozzi
Si può dire che all'Esposizione di Milano del 1906 la Regia Marina Italiana fece la parte della primadonna. Quella che fu una potente forza navale europea (forse seconda soltanto a quella di Sua Maestà britannica), mise in mostra sé stessa in tredici sezioni a tema dislocate su un'area complessiva di oltre 3.600 metri quadrati.
«Trattandosi di celebrare l'apertura al traffico della nuova ferrovia al valico del Sempione mediante una mostra internazionale - recitava la prefazione della accurata monografia illustrata, edita per l'occasione in 998 copie - date le azioni di sicurezza, esplorazione e studi scientifici condotti dalla marina da guerra per agevolare i rapporti diplomatici e i traffici commerciali, non si poteva escludere la medesima...».
Ormai scandito il secolo, c'è di che rimanere meravigliati per la tecnologia d'avanguardia e la ricerca scientifica raggiunti a quel tempo dall'Italia nel settore nautico. Prima sorpresa: in una apposita saletta veniva mostrato il «cleptoscopio per sottomarino», che oggi chiamiamo periscopio, e i cui inventori furono due italiani: i maggiori del Genio navale Russo e Laurenti. Mentre bussole, reflettometri, sestanti e pluviometri erano posti in bella evidenza nella sezione riservata alla Cartografia, nella sala accanto una rassegna fotografica e modellistica riproduceva cantieri, arsenali e bacini della Regia marina dislocati a Taranto, Venezia, Castellammare, La Spezia e La Maddalena. Seguivano poi gli studi e i progetti di navi, realizzati con rigorosa attenzione alla aerodinamica di scafi e carene, come testimoniato dai disegni della corazzata «Benedetto Brin» e da una vasca per esperienze, opportunamente creata in scala ridotta per l'Esposizione (ma era di ben 25 metri), dimostrando ai visitatori il rilievo e lo studio delle turbolenze marine subite da appositi modellini. Fasciame e costruzione dello scafo erano anch'essi ben rappresentati nella sezione dedicata, così come apparivano «in vivo» le caldaie Thornycroft e le gigantesche macchine motrici, dove quella della nave «Napoli» fu messa in movimento.
In un'altra sezione, una stazione radio allestita nei minimi particolari faceva comprendere i miracoli ottenuti pochi anni prima da Marconi con il suo telegrafo senza fili. Adeguato spazio veniva inoltre riservato alle segnalazioni via mare, così come ad impianti elettrici, quadri comando, elettrogeneratori, proiettori e sistemi di illuminazione.
Trattandosi di marina da guerra, va da sé che le armi vi trovarono ampio risalto: dai piccoli calibri, con i cannoncini da 37 mm, fino alle bocche da fuoco a retrocarica da 203 e 431 mm, torpedini da blocco, controtorpedini e ginnoti.
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