«E ora dobbiamo vincere la battaglia per Antonveneta»

Danilo Coppola: «Nell’aumento di Popolare italiana ho impegnato 82 milioni, avrò il 2%. Da Bnl utili per 230 milioni: dove li investirò? Soprattutto in Ipi»

Angelo Allegri

da Milano

Nel giorno dell’addio a Bnl Danilo Coppola non ha resistito alla tentazione di togliersi un sassolino dalla scarpa. All’uscita dall’incontro decisivo tra Giovanni Consorte e i componenti del contropatto ha espresso il suo (ovvio) compiacimento e poi ha aperto il fuoco: «Dopo la nostra partecipazione al consiglio di amministrazione di Bnl c’è stato chi ha detto che eravamo come al nostro primo giorno di scuola. Gli rispondo ironicamente: abbiamo imparato subito la lezione e abbiamo mandato a casa chi doveva andarci».
A chi vuol rispondere, signor Coppola?
«A nessuno, a nessuno. Tra i soci di controllo di Bnl qualcuno aveva esagerato. Ma non è il caso di ritornarci. Tanto più che io contro azionisti come gli spagnoli del Bilbao non ho nulla. Semplicemente: avevano scelto i partner sbagliati».
L’errore dello schieramento che avevate di fronte quale è stato?
«Non aver dato un progetto di sviluppo all’istituto, non aver fatto esprimere alla banca le sue potenzialità. E per quanto riguarda i rapporti tra i soci aver creato serie A e serie B. Facendo contare alcuni e non tenendo in considerazione altri. Un atteggiamento da altri tempi. L’accordo con Unipol dimostra che le cose stanno cambiando».
Oggi prevale solo la soddisfazione.
«Direi di sì. Soddisfazione per la plusvalenza, circa 230 milioni, e per aver ho raggiunto l'obiettivo che avevo dichiarato: affidare la mia quota di capitale ad una cordata italiana».
Quanto a banche e italianità lei è impegnato su un altro fronte: quello dell’Antonveneta.
«È una battaglia importante che dobbiamo vincere. Credo che Abn non sia il soggetto adatto per una realtà come quella della zona in cui opera Antonveneta. Al contrario ho fiducia nel progetto industriale scelto da Gianpiero Fiorani per la Popolare italiana. Ho sindacato la mia quota in Antonveneta con la Popolare e nei giorni scorsi ho sottoscritto l’aumento di capitale dell’ex Lodi, di cui in passato non sono mai stato socio: a operazione terminata avrò il 2% circa con un impegno di 82 milioni.
Azioni che pagherete con cassa o debito?
«Per liquidare l’operazione c’è tempo fino alla metà di agosto. Credo che in massima parte le pagheremo con mezzi nostri».
Adesso comunque ha questi 230 milioni da investire. Che cosa ne farà? Comprerà ancora titoli di Mediobanca? A che prezzo è entrato in Piazzetta Cuccia?
«Quella di Mediobanca è una diversificazione di lungo periodo. La società è validissima, redditizia, con un portafoglio di partecipazione unico e un management di livello assoluto. Io ho pagato i miei titoli intorno ai 15 euro. E per me Mediobanca resta la società con il maggior appeal a Piazza Affari».
Quindi?
«Quindi devo pensare anche al mio core business. Credo che buona parte dei soldi incassati finiranno nella mia attività tradizionale. Il primo appuntamento importante è tra pochi giorni, con la presentazione del piano industriale di Ipi».
La società ha bisogno di nuove risorse?
«Ipi ha fatto operazione importanti come il recente acquisto dell’area di Porta Vittoria a Milano. Ma ho anche dodici cantieri aperti nella sola regione Lazio e altri progetti nel settore».
Il livello di indebitamento della sua società qual è?
«Un livello insignificante, non più del 15% del valore del patrimonio. Nel primo semestre abbiamo fatto utili per circa 170 milioni e per tutto il 2005 gli utili potrebbero raggiungere quota 300».


Seguire la vostra attività è però impossibile, visto che non avete un bilancio consolidato.
«E invece stiamo preparando un bilancio 2004 comnsolidato e ertificato da Ernst&Young. E allo stesso modo sarà certificata la semestrale 2005».

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