E ora il Polo riconquisti i giovani

Egidio Sterpa

Diamolo per certo: Prodi, forte della sentenza della Cassazione, si avventurerà con la sua esile maggioranza e le contraddittorie aspirazioni dei suoi soci, in una navigazione perigliosa. Lasciamolo dunque andare verso il suo destino, ci sarà tempo per fare analisi più documentate. Per quanto ci riguarda, invece, facciamo qualche considerazione seria e non di comodo sul futuro del centrodestra.
Ne abbiamo accennato sommariamente martedì scorso. Bisogna organizzare un’opposizione meditata, fortemente motivata, strategica, tesa al raggiungimento di un obiettivo finale. Essere all’opposizione deve essere l’occasione per una riqualificazione politica sostanziosa. La situazione in cui la politica italiana è immersa richiede la capacità di inserirsi nel confronto con idee della ragione, tali da essere riconosciute reali dall’opinione pubblica. Alle opposizioni della maggioranza occorre contrapporre rapporti logici che si identifichino con la verità. Dunque idee e ideali per migliorare la cultura e la politica, idee e ideali che sollecitino speranze e attese nella società che prefigurino prospettive grandi e concrete.
Non nascondiamoci che non sarà un percorso facile. Il possibile successo è legato strettamente a due considerazioni soprattutto: un programma d’azione che poggi su una solida base culturale, una classe dirigente preparata, efficiente, severamente selezionata.
Cultura in politica - chiariamocelo bene - non vuol dire solo conoscenza, che è certamente indispensabile ma non sufficiente. Vuol dire intelligenza, ovviamente supportata dalla conoscenza, di interpretare innanzi tutto il mondo contemporaneo, con una weltanschauung maturata nello studio e nelle esperienze di vita, consapevoli delle sfide da affrontare per riformare le istituzioni, governare modernamente l’economia, avere un’idea precisa del sistema sociale ed economico con l’accortezza di stare in sincronia con i problemi reali della società. Significa anche aver raggiunto la consapevolezza della bontà delle proprie scelte, avere una visione convinta dei valori che sorreggono la propria visione del mondo.
Si tratta di costruire una forza politica gagliardamente innervata di idealità e valori, che siano autenticamente e fondatamente liberali e democratici. L’obiettivo - è bene anche qui essere chiari - non è una riposizione d’immagine meramente formale del centrodestra, ma principalmente una sua tonificazione con forti e distintivi contenuti. Ciò che manca a questa parte politica è la coscienza del proprio compito storico, che purtroppo è il difetto di fondo di tutta quella società italiana che istintivamente ma non sempre coscienziosamente si colloca in contrapposizione alla sinistra.
La società italiana, è vero, sta vivendo un periodo di stanchezza e disincanto che sono il prodotto di profonde disillusioni. È immersa in una palude di confusione, vagante tra l’agnosticismo e il sincretismo. È una condizione che coinvolge un po’ tutte le parti politiche, a destra e a sinistra. Attenzione, però: oggi la parte più debole culturalmente è proprio la destra, tutto il centrodestra, perché la sinistra - di questo bisogna essere responsabilmente consapevoli - trova nell’ideologia del proprio passato ancora un supporto alle proprie convinzioni e azioni politiche.
Sì, è una certa incapacità culturale della destra che preoccupa, che assai spesso s’invera in un penoso complesso di inferiorità. È da qui che si avverte l’imprescindibile urgenza di riscoprire tradizioni, reinventare punti di vista intellettuali che diventino motore di proposte di quel rinnovamento di cui la società italiana e le sue istituzioni hanno profondo bisogno. È proprio di questo che bisogna saper essere i campioni, puntando soprattutto sui giovani, sì che essi diventino propugnatori coraggiosi di una nuova politica e una nuova cultura.
È questo il nuovo inizio di cui ha bisogno il centrodestra.

Sta qui il compito di una classe politica che sia davvero classe dirigente della quale occorre chiamare a far parte uomini capaci e di ingegno, che sappiano, con la loro intelligenza e preparazione, mediare tra realtà e idealità, distinguendosi come forza innovatrice nella vita italiana. È una partita robusta, storica, da giocare. E occorre avere l’orgoglio di impegnarvisi.

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