A lla fine di questo viaggio lungo sette puntate in questo mondo, che è parallelo a noi ma profondamente nostro, una cosa è certa: il lettore del Giornale è unico e irripetibile. Come la Gioconda come Positano, come il quattro-a-tre di Italia-Germania. Per il Giornale ha dato il cuore, e speso patrimoni in aiuti e solidarietà; per il Giornale ha rischiato la vita, sfidato l'insulto, ed è sceso in piazza per battaglie di principio e di giustizia; nel Giornale ha trovato una bandiera e una famiglia, con il Giornale ha viaggiato il mondo, al Giornale ha scritto, spesso e volentieri, e per il Giornale ha sottoscritto; al Giornale è legato da un rapporto di amore e fedeltà che non conosce tradimenti. Più che noi il suo è lui, il Lettore, il nostro orgoglio.
Da anni ci arrivano telefonate, mail e lettere che cominciano con un orgoglioso «sono un lettore del Giornale dal primo numero». È la rivendicazione fiera di chi sa di aver abbracciato, quarantasette anni fa, non un quotidiano di informazione, ma una battaglia. Lo aveva intuito Indro Montanelli quando mise insieme quella congrega di eretici che avrebbe fatto proseliti affezionati e innamorati per andare controcorrente, cantare da solisti e mai nel coro. Per questo, forse unici al mondo abbiamo voluto dedicare questi inserti ai nostri lettori. Nessuno se li merita più di loro.
La Storia ha dato ragione a chi ha voluto fondare questo quotidiano: quando cadde il Muro di Berlino seppellendo il comunismo, Mario Cervi e Gian Galeazzo Biazzi Vergani si guardarono negli occhi in via Negri domandandosi a voce alta: e adesso che abbiamo vinto, ha ancora senso fare un giornale? I tempi hanno dimostrato che c'è sempre una ragione per un giornale come il Giornale perché c'è sempre una moda che ti vuole inquadrare, un pensiero che vuol farsi dominante, un conformismo da combattere. Soprattutto adesso, in questo nuovo Medioevo telematico, con le sue gogne, i suoi predicatori manichei, le sante inquisizioni social sempre a caccia di streghe, i censori del pensiero e della parola. Oggi ci sono le fake news da sradicare e nuovi nemici da affrontare: i cattivi maestri dell'ideologia risorti nell'ignoranza di massa, che seminano l'odio con parole «buone e giuste», i catechisti di ogni ordine e grado, i predicatori dalla doppia morale, i talebani del perbenismo buonista e gli ipocriti di sempre.
Rispetto agli anni del piombo, degli spari sopra, del brodo di cultura estremista, del disprezzo sociale e politico in cui è nato il Giornale è tutta un'altra battaglia, anche se figlia della stessa violenza e dello stesso pregiudizio. Ma Il Giornale e il suo Lettore, come sempre sono pronti a combatterla. «Dal primo numero» a tutti quelli che verranno.
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