E la Uil boccia le nuove misure: «Penalizzati anche gli operai»

Il leader dei metalmeccanici: svantaggi per chi prende 1.350 euro, altro che redistribuzione

Antonio Signorini

da Roma

La Finanziaria non favorirà nemmeno i redditi medio bassi. E tra le categorie che ci rimetteranno, accanto ai «super ricchi», ai liberi professionisti e ai piccoli imprenditori, ci sono anche gli operai. Ad arrivare a questa conclusione è stato il sindacato dei metalmeccanici federato alla Uil. Dopo giorni di critiche alla manovra, la Uilm ha reso noti i calcoli che motivano lo scetticismo. Basteranno 1.350 euro netti in busta paga per essere penalizzati dalle nuove imposte; una cifra che corrisponde a quella di un operaio specializzato con un po’ di anzianità. Il tutto in cambio di un vantaggio sulla busta paga che, nel caso dei redditi più bassi, equivale al massimo a qualche caffè. Ad esempio su 17mila euro di paga annua, pari al minimo di un lavoratore a tempo pieno e con un contratto a tempo indeterminato, in assenza di carichi familiari si beneficerà della manovra per 75 euro all’anno, sei euro al mese.
Un’operazione di redistribuzione dei redditi che il segretario generale della Uilm Antonino Regazzi sintetizza così: «È un po’ come se un operaio di terzo livello facesse solidarietà a un altro operaio di terzo livello pagandogli il caffè». E questa «non si può spacciare per politica di redistribuzione». Dai calcoli del sindacato, resi noti dal segretario nazionale Luca Colonna in una lettera pubblicata da Italia Oggi, emerge che, complice l’incremento dei contributi, lo spartiacque tra i redditi che saranno penalizzati e quelli che avranno qualche vantaggio è di 25mila euro. «Siamo lontani dai 40mila di cui si parla», protesta il leader della Uilm Regazzi. Però Cgil, Cisl e Uil hanno apprezzato la nuova politica fiscale del governo. Tra i lavoratori non c’è la percezione che a rimetterci potrebbero essere quelli che in teoria si vorrebbero avvantaggiare? «A me pare che si stia prendendo coscienza di questo fenomeno», assicura Regazzi, che nei giorni scorsi si era fatto sentire anche per criticare l’accordo sul Tfr. «Confermo tutto. I sindacati hanno fatto bene il loro lavoro nella trattativa, ma non era di questo accordo che avevamo bisogno. Noi volevamo un vero rilancio della previdenza integrativa, ma ci siamo ritrovati con un prestito forzoso che sarà calcolato come un’entrata di cassa. Hanno usato gli operai per fare cassa, questo è l’unico dato».
Senza contare che sul Tfr peserà anche un macigno fiscale. «Il paradosso - ha spiegato Colonna nella lettera - è che con la Finanziaria ora in discussione» anziché favorire fiscalmente le quote di liquidazione che andranno ad alimentare la previdenza complementare, «si aggrava la tassazione sul Tfr, limitando l’aliquota del 23 per cento ai primi 15mila euro (contro i precedenti 26mila) e aumentando le aliquote successive.Come si vede - osserva Colonna - si tratta di questioni rilevanti per il reddito di lavoratori dipendenti come quelli metalmeccanici, che contribuiscono alla tenuta dell’economia italiana e che non si sentono, né possono essere considerati, ricchi da far piangere. Si tratta di persone a cui, per ragioni di equità ma anche per un rilancio dei consumi e dello sviluppo economico, va aumentato il reddito disponibile riducendo la pressione fiscale».
La Uilm critica anche le misure per lo sviluppo. A partire dal cuneo fiscale. «Tutte le buone intenzioni sono evaporate. Non si capisce se ci sarà né come sarà».

E poi ci sono gli effetti per ora sconosciuti della manovra. Come l’inasprimento della imposizione locale. «Anche quello - protesta Regazzi - colpirà i lavoratori e i redditi più bassi. Sulle tasse locali non c’è la progressività».

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