E Unicredit ritorna in pista

da Milano

Con il passare dei giorni non si affievolisce la tensione borsistica sulle possibili aggregazioni bancarie. Rispetto alla settimana scorsa si aggiunge una nuova regina: Unicredito. La banca guidata da Alessandro Profumo era stata tenuta fuori per motivi «dimensionali». Con 63 miliardi di euro di capitalizzazione e qualche grana di troppo in Polonia, si pensava che Profumo potesse agilmente disinteressarsi dalle questioni domestiche. Ieri per l’ennesima volta l’esecutivo di Varsavia ha mostrato segni di non facile interpretazione. Il ministro dell’Economia polacco, Wozniak, dopo aver letto un messaggio di benvenuto per l’inaugurazione di uno stabilimento della Brembo vicino Cracovia, incalzato dai cronisti ha precisato che sulla questione Unicredit, Bph e Pekao, «la Polonia resta ferma sulle sue posizioni. Gli investimenti che vogliamo dagli italiani sono industriali, non di banche».
Resta il fatto che Profumo potrebbe essere tirato nella partita da un eventuale, e tutt’altro che definito, asse Intesa-Capitalia. Un accordo tra Cesare Geronzi e Gianni Bazoli avrebbe infatti implicazioni di peso sugli assetti di Mediobanca e Generali.

E su questo piano gli azionisti di Profumo, in specie le Fondazioni bancarie, sanno che non si può stare fuori. E spingono per un ruolo più attivo da parte del manager.
Nel borsino delle fusioni si allontana la preda Mps (in attesa delle elezioni) e si indebolisce la forza del San Paolo.

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