É una emergenza quasi dimenticata, un'epidemia quasi cancellata nella gerarchia delle notizie dei quotidiani, ma ancora drammaticamente presente in terra d'Africa. Nell'altalena delle informazioni provenienti da centinaia di chilometri di distanza, si è diffusa la percezione di un sostanziale ridimensionamento di Ebola. La realtà è molto diversa. Nei giorni scorsi è, infatti, arrivata una doccia fredda sulle speranze di regressione del virus.
Se nel corso della penultima settimana di gennaio i nuovi casi nei 3 Paesi più colpiti dall'epidemia erano calati sotto quota 100, in quella successiva in Guinea, Liberia e Sierra Leone si sono registrati 124 nuovi casi, 25 in più rispetto alla settimana precedente. Il maggior numero di nuove infezioni è stato registrato in Sierra Leone, con 80 pazienti colpiti dal virus. In totale, finora il virus ha contagiato 22.495 persone in nove Paesi diversi, con 8.981 decessi.
La nuova ondata dell'epidemia è iniziata circa un anno fa. Un bimbo di appena due anni perse le vita a Meliandou, in Guinea, al confine tra la Sierra Leone e la Liberia. Nel giro di poco tempo il virus oltrepassò i confini. C'è poi un enorme danno collaterale, una scia di sofferenze poco nota che Ebola ha lasciato dietro a sé: quello dei parenti delle vittime. Sono circa 16.600 i bambini che a causa dell'Ebola hanno perso uno o entrambi i genitori o qualcuno che si prenda cura di loro, in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Meno del 3%, secondo le cifre diffuse dall'Unicef, sono stati affidati al di fuori della famiglia o a membri della comunità. «Dopo aver superato le loro iniziali paure e concezioni sbagliate sull'Ebola, le famiglie si sono rivelate molto collaborative, garantendo cure e protezione ai bambini che hanno perso i genitori» ha dichiarato Manuel Fontaine, direttore regionale dell'Unicef per l'Africa Occidentale e Centrale. In Guinea tutti i 773 bambini che hanno perso entrambi i genitori sono stati affidati ad altri membri della famiglia. I bambini e le famiglie che si prendono cura di loro ricevono aiuti economici e assistenza, vengono supportati per ritornare a scuola e ricevono sostegno psicologico. I bambini affidati a nuove famiglie sono i più importanti da seguire perché sono quelli più vulnerabili emotivamente per la perdita dei loro cari. I bambini non accompagnati che possono essere entrati in contatto con una persona infetta, riferisce ancora l'Unicef, sono stati messi, in centri sanitari, sotto osservazione per 21 giorni, il periodo massimo di incubazione del virus.
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