Roma Tempo fino a dicembre. La Lega a Pontida darà questa data di scadenza al governo, esibendo i muscoli al suo popolo, ma lavorando più diplomaticamente dietro le quinte. Ieri c’è stato un anticipo di Pontida, con Maroni e Calderoli in brusca accelerazione sul piano di guerra (o di resistenza...) leghista. I due Roberti hanno fatto triangolazione su uno dei temi centrali della «svolta» di Pontida: il fisco. Calderoli si è trasformato in sindacalista, sposando le parole di Bonanni e Angeletti e sottoscrivendo l’ultimatum: «O il governo fa le riforme o è meglio che vada a casa». Insiste Calderoli: «Hanno ragione, la riforma fiscale va fatta e va fatta subito, diversamente dovrò partecipare anch’io al loro minacciato sciopero generale e dovrò essere in piazza con loro e non più come rappresentante di un governo». Lo stesso Bossi entra in scena per far sapere che senza riforma dovrà partecipare allo sciopero «non più come rappresentante di un governo».
Maroni sottoscrive la rivendicazione sindacale, che arriva da due sindacati (Cisl e Uil) che non hanno un atteggiamento ideologico, quindi «a maggior ragione il governo deve essere impegnato a fare la riforma fiscale in tempi rapidi». Quanto alle valutazioni inquietanti di Moody’s sui conti italiani il ministro dell’Interno è «sorpreso» per quei «messaggi quasi intimidatori per quello che potrà succedere». Ma se si faranno le «scelte importanti» che la Lega chiede, le agenzie di rating si accorgeranno «che c’è un governo che governa».
L’uscita del duo Calderoli-Maroni ha suscitato qualche critica, soprattutto sul bergamasco, nella sua doppia veste possibile di ministro del governo e scioperante contro il governo. In casa Lega invece l’exploit, nel coprifuoco del pre-Pontida, ha sorpreso qualcuno. «Così hanno depotenziato il messaggio di Bossi, tanto valeva aspettare un giorno...», ragiona a voce alta un padano di via Bellerio. In effetti il capo chiederà la riforma fiscale subito, la revisione del patto di stabilità, nuove regole per bloccare l’immigrazione dal Nordafrica, stop in Cdm al decreto rifiuti in Campania, il disimpegno nelle guerre che non interessano il popolo italo-padano, ministeri al Nord (quattro ministeri, ha detto Bossi: «A Milano, quello del Lavoro, e tre a Monza, quelli di Calderoli, Bossi e Tremonti»). Addirittura, sostengono alcune voci, arriverà una richiesta di un passo indietro al Cavaliere per il 2013. Lo farà «in modo molto forte» racconta un senatore della Lega, lasciando capire che potrebbe esserci anche qualcosa in più. Temi però in parte già usciti, e anticipati alla vigilia da Calderoli e Maroni.
Proprio su questo si fa strada una lettura diversa. I due colonnelli si stanno esponendo perché c’è in gioco il controllo della Lega. Non ambizioni personali, ma una decisione epocale di Umberto che secondo alcuni leghisti potrebbe essere il colpo di teatro di Pontida 2011. «Il capo potrebbe fare un passo indietro e affidare a Maroni la guida politica, a Calderoli quella organizzativa - spiega un parlamentare - Bossi resterebbe come padre nobile. E questo gli permetterebbe di chiedere a Berlusconi di fare altrettanto». Su questo si stanno affrontando le due componenti. La Lega di via Bellerio, quella di Maroni e Calderoli, è pronta a prendere le redini (in un incontro recente a Roma il capo ne ha sondato la disponibilità), sotto l’ala nobile del fondatore, mentre il «cerchio magico» consiglia a Bossi di restare dov’è. La prima corrente spinge perché il capo a Pontida picchi duro, sia perentorio, stile vecchia Lega. L’altra ala esorta alla prudenza perché «non c’è alternativa a questo governo».
Insomma nel pre-Pontida si è consumato un altro duello tra le due componenti del Carroccio. Bossi è stanco, lo confessa agli amici della Lega quando non è controllato a vista. Ma il passo indietro potrebbe richiedere ancora tempo, non oggi a Pontida, né a Venezia in autunno. Anche l’incertezza su chi parlerà (se solo Bossi o anche altri), secondo molti si spiega con le riflessioni del capo sul tono da tenere e le cose da dire.
Vincerà la Lega di via Bellerio, quella che punta all’ultimatum secco, o quella di Gemonio, più attendista? Intanto si dà per certo che Tremonti non ci sarà, «è impegnato in Lussemburgo per l’Ecofin» dice un Tremonti’s boy. «E comunque non ci sarebbe andato...», per via delle frizioni degli ultimi giorni.
Anche qui però sembra tutto concordato, come sul patto di stabilità che Tremonti ha già deciso di cambiare. Ma la scaletta prevede altro: botti e razzi da Pontida. La Lega torna di lotta. Almeno per una domenica, poi si vedrà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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