Ecco cos'è stato deciso veramente ad Arcore

Confronto di tre ore al vertice Pdl-Lega che si è svolto ad Arcore, preceduto da un faccia a faccia tra il premier e Tremonti: in calendario la riforma delle aliquote Berlusconi: "Meno tasse? Sì, se sarà possibile". C’è il via libera del Carroccio a diminuzione dei parlamentari e Piano per il Sud

Ecco cos'è stato deciso veramente ad Arcore

Roma - Doveva essere un quick lunch, invece il pranzo di Arcore è andato per le lunghe neanche fosse un matrimonio. Tre ore buone di vertice, con Silvio Berlusconi e Umberto Bossi che per la prima volta dopo la sconfitta elettorale fanno il punto della situazione. Davanti a Giulio Tremonti, l’uomo che ha in mano i rubinetti del governo, ed Angelino Alfano, al suo esordio nel ruolo di segretario politico del Pdl. Tre ore di riunione che uno dei partecipanti definisce comunque «interlocutoria», tanto che alla fine non si mette nulla nero su bianco. Neanche sul fronte della riforma fiscale che, spiegherà a sera il Cavaliere, «è stata calendarizzata» ma «per le risorse vedremo poi». Già, perché nel salotto di Villa San Martino - su un divano schierati il premier, Tremonti e Alfano e sull’altro Bossi, Calderoli e Maroni - ancora una volta non si arriva a parlare di numeri certi. Cavaliere e Senatùr sono entrambi convinti della necessità di intervenire subito sul sistema tributario ma come da copione il ministro dell’Economia si limita a dire che farà «il possibile». Compatibilmente ai vincoli imposti dall’Europa e alla manovra triennale che deve essere approvata nella seconda metà di giugno e senza dimenticare la sofferenza in cui versano tutte le economie europee. Non scordiamoci, ripete Tremonti, che «a ottobre la Grecia andrà quasi certamente in default». Prudenza, insomma.

Anche se i quattro tavoli tecnici che da mesi stanno studiando la riforma avrebbero già consegnato al titolare di Via XX Settembre diverse ricognizioni sulla fattibilità di una modifica del fisco che abbia come direttrice principale quella di spostare l’asse del prelievo dalle persone (lavoro e imprese) alle cose (consumi). Berlusconi - lo ripete a Tremonti in un faccia a faccia fatto di alti e bassi che precede l’inizio del vertice «allargato» - vorrebbe che manovra triennale e legge delega per rivedere il sistema tributario fossero «contestuali» mentre il ministro dell’Economia continua a pensare che, al massimo, la contestualità è possibile con la legge di stabilità in calendario per settembre. Si vedrà. E se ne discuterà in sedi più adatte, visto che a sedere alla tavolata di Arcore sono ben dodici (presenti anche Niccolò Ghedini e Aldo Brancher, nonché tutte le anime del Carroccio, da Giancarlo Giorgetti a Roberto Cota passando per i capigruppo di Camera e Senato fino a Renzo Bossi). Tanto che a sera, lasciando la Festa dei carabinieri a piazza di Siena, il Cavaliere spiega ai cronisti che «l’intenzione è quella» di abbassare le tasse ma aggiunge anche che si dovrà vedere «se le condizioni lo consentiranno».

All’ordine del giorno del vertice di Arcore, però, ci sono anche i rapporti tra Pdl e Lega. Che restano solidi, come solido è l’asse tra Berlusconi e Bossi. Anche se quando il Carroccio insiste sulla necessità di aprire a Milano uffici operativi di alcuni ministeri ed eventualmente spostare nel capoluogo lombardo la Consob, il premier invita ad affrontare la cosa in maniera ragionevole. La Lega - è il senso delle parole del Cavaliere - ha già ottenuto il federalismo e il trasferimento di alcuni uffici ministeriali si farà. Però, aggiunge, «è arrivato il momento di andare avanti uniti anche sul resto». A partire dal Piano per il Sud a cui sta lavorando da tempo Raffaele Fitto e dalla sensibile riduzione del numero di parlamentari. Riforma, quest’ultima, da calendarizzare al più presto.

Quella di Villa San Martino, però, più che una riunione operativa è una sorta di grande photo opportunity per rilanciare l’immagine di una maggioranza ancora compatta nonostante la tornata amministrativa. Lo dice Alfano lasciando Arcore che «Berlusconi e Bossi sono una squadra collaudata e che la legislatura andrà avanti fino al 2013» e lo ripete in serata a Roma il premier. Che alla Festa dei carabinieri parla anche della tornata referendaria in programma questo fine settimana: «Perché dovrei temerli? Sentiremo cosa pensa l’opinione pubblica e ci adegueremo».

Resta sul tavolo, invece, la questione della successione ad Alfano al ministero della Giustizia.

Con il leghista Roberto Castelli che pare in ascesa: la sua nomina da una parte calmerebbe i mal di pancia leghisti e dall’altra sarebbe comunque non sgradita al Cavaliere visto che i due hanno sempre avuto un ottimo rapporto.

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