Ecco "Costanza", la miniserie tra giallo storico e "melò"

Quattro puntate tratte dal romanzo della stessa autrice dell'"Allieva". Protagonista la brava Miriam Dalmazio

Ecco "Costanza", la miniserie tra giallo storico e "melò"
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Il sogno di qualunque creatore di fiction. Riprendere la formula di un successo nella speranza di ripeterlo. Così, presentando Costanza, quattro prime serate da domenica su Raiuno, i suoi realizzatori fanno continuo riferimento a L'allieva, serie amatissima e premiata dagli ascolti, della quale il nuovo prodotto viene definito «quasi un seguito». Stessa autrice del romanzo da cui è tratto (Alessia Gazzola), stesso regista (Fabrizio Costa), stesso genere: «Una commedia romantica, che unisce melò e giallo storico, e con strutture narrative affini analizza Costa -. Più molte novità, pur nella continuità dello stile». Ma riuscirà la nuova eroina Costanza, paleopatologa e indagatrice (la Alice dell'Allieva indagava come medico legale) a conquistare altrettanti cuori? «Per noi Costanza è riuscito benissimo dichiara Ivan Carlei della produttrice Raifitcion (assieme a Massimo Del Frate) -. Si riallaccia con efficacia al filone che lega una storia d'amore alla commedia, al giallo e ad un pizzico di mistery storico». Già: perché a ben vedere in Costanza le eroine sono due, ma divise da 800 anni di storia: da una parte la paleopatologa protagonista (Miriam Dalmazio, foto), dall'altra la principessa Selvaggia, figlia illegittima di Federico II di Svevia (Bianca Panconi) sui cui resti la scienziata indaga, e con la quale un po' come accadeva alla Marina di Malombra nel romanzo di Fogazzaro - la ricercatrice scopre di avere molti, inaspettati punti in comune. «Entrambe siciliane, entrambe giovani mamme dai capelli rossi, tutt'e due con simili, complicati legami sentimentali», sintetizza la Dalmazio. Così le due storie, quella contemporanea e quella medievale, procedono parallele e intrecciate, con continui e reciproci colpi di scena. «E la difficoltà racconta Costa - è stata proprio questa: seguire due contesti e atmosfere tanto differenti, pur nelle somiglianze».

L'idea del romanzo è venuta alla Gazzola vedendo in tv la scoperta fatta dai paleopatologi, sui resti di Cangrande della Scala, della sua morte per avvelenamento. «Ho colto subito le affascinanti sorprese che le indagini di questo tipo possono riservare».

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