Un altro ricettario di un altro volto televisivo, ma dopo tante signore del gusto ecco il signore del Gusto, con la g maiuscola perché Gioacchino Bonsignore firma da otto anni «Gusto», lo spazio che il Tg5 dedica ai piaceri della tavola. Qualcuno potrebbe chiedersi se se ne sentiva la mancanza, e la risposta del diretto interessato è giusto e simpatica: «Cè il boom dei libri di ricette legati ai conduttori tivù, così un giorno in redazione ci siamo chiesti se per caso eravamo mica diventati i più scemi che non scrivevamo il nostro. Poi è arrivata la Mondadori a cui interessava e così eccoci in libreria».
Eccolo con «Le migliori ricette di Gusto», 246 pagine, oltre 200 piatti, 16,90 euro il prezzo, come un primo in un locale medio, come un pasto completo in una trattoria popolare, tipologia che sorride a questo segmento ricettoso. «Gusto» è stato il primo spazio che un telegiornale abbia espressamente dedicato alla tavola: «Eat parade su Tg2 Rai era nato come rotocalco, invece Mentana, un goloso, pensò espressamente a uno spazio interno al Tg5, 5 minuti golosi al giorno, sette giorni su sette. Però ci tengo a ricordare che arrivo dalla cronaca, quando il 23 maggio 1992 uccisero falcone, tre ore dopo lattentato ero a Capaci per raccontare quella tragedia».
Un giornalista giramondo: padre siciliano, natali torinesi, scuole veneziane, «luniversità a Roma, da cui non mi sono più mosso, con laurea in Lettere con una tesi sul Giallo Mondadori. Mi fanno ridere quelli che dicono che scrivere di gastronomia è cosa frivola. Io ho una mente investigativa che ora applico a un nuovo settore, in fondo è anche il percorso fatto da Raspelli che era un cronista di nera. Siamo diventati dei reporter del gusto, alla ricerca continua di passioni eutentiche».
Libro il suo di stampo classico, quasi ogni preparazione è illustrata da una foto, tutte sono completate dal consiglio del vino perfetto in abbinamento, una cucina di tutti i giorni, antipasti, primi, secondi, dolci. «Le ho carpite qua e là e saranno anche laspetto più appariscente del mio lavoro, ma vorrei tanto che le persone colgano lenorme mole di lavoro che cè alle spalle di una leccornia. Sono il solo maschietto in un universo di belle signorine che mettono il loro bel viso nello schermo, credo anche di essere anche il solo giornalista e questo mi fa andare oltre la ricettina fine a se stessa. Certo di far capire che una trattoria è una piccola azienda e che lItalia deve ai suoi ristoranti tanto rispetto, attenzione e ammirazione come accade alla Ferrari o a Armani. Fanno tutti economia, il piatto servito è solo lultimo atto».
Una curiosità, Bonsignore cucina? «Sì, ho tre figlie e continuano a chiedermi Carbonara, Matriciana e Pasta alla Norma.
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