Ecco i nostri favoriti dell’estate

Tra le seconde, una serie di dati più confortanti delle attese relativamente alla macro e microeconomia americana e il tanto atteso avvio della rivalutazione dello yuan cinese che potrebbe collocarsi in dodici-diciotto mesi tra un +10-15% sul dollaro; forse un po’ meno su euro e yen.
Dal primo attentato i mercati non hanno fatto altro che salire, tanto da indurci nell’articolo del 18 luglio ad ipotizzare un vero e proprio «rally» estivo. È ovvio che solo quotazioni che i vari indici potrebbero raggiungere finiranno col fornirci una guida per ipotizzare quando aspettarsi una correzione per portare a casa i profitti. Per il momento le previsioni di una crescita mondiale un po’ più moderata nella seconda parte dell’anno da parte dell’Ocse non sembrano avere intaccato il sentimento verso i mercati azionari; nonostante il proseguimento della politica monetaria della Fed che potrebbe danneggiare il mercato immobiliare. Il danno, già in atto nel reddito fisso, è invece, di norma, speculare a quello azionario favorendo quest’ultimo. Detto più chiaramente, le scelte degli investitori a favore dell’azionario - specie in Usa - ci sembrano dettate in parte dalla buona situazione macroeconomica del Paese ma anche da nascenti timori verso i due altri grandi serbatoi di capitali. Diversa la situazione europea dove, con l’eccezione dell’Inghilterra, l’immobiliare è caro ma non a livello di «bolla» e il reddito fisso sconta ancora una politica monetaria permissiva e, possibilmente, anche un rafforzamento della moneta nel 2006 quando la ricerca di euro indotta dalla nuova politica monetaria cinese comincerà a farsi sentire. Di fatto, non solo la Cina dovrà acquistare euro e yen da ora in avanti, ma dovrà ridurre dal 70 al 60% circa i suoi 500 miliardi di dollari di riserva valutaria in un paniere di circa 700 miliardi di divise varie. La Cina tenderà comunque a scoraggiare la speculazione sullo yuan e chi opera sui cambi dovrà esercitare grande pazienza.
I mercati europei comunque, non potendo certo giustificare il rialzo con le notizie macroeconomiche della regione, sono sollecitati indirettamente dall’andamento di Wall Street e di molti mercati asiatici e direttamente da un pullulare di notizie societarie molto stimolanti che riguardano storie già in atto o passibili di consolidamenti o ristrutturazioni settoriali o aziendali. Di fondo, il mercato che sembra scontare riforme strutturali importanti è quello tedesco, dove l’impatto delle elezioni di settembre si fa già sentire. Quando se ne conoscerà l’esito, anche se la Cdu e i suoi alleati dovessero stravincere, ci sarà da calarsi il cappello davanti all’attuale primo ministro Schröder che, indicendo elezioni a lui certo non favorevoli per sbloccare una situazione politica letale per la Germania, ha dimostrato che c’è ancora chi sa anteporre l’interesse dei suoi cittadini, elettori o meno, ai propri o a quelli del partito.
La Germania è uno dei mercati che nel primo trimestre aveva performato peggio ma da allora sta inanellando una serie impressionante di sedute positive e ha anche accelerato la marcia. Dai minimi della primavera l’indice Dax ha messo a segno un rialzo del 16% circa ed ora sta puntando verso quota 5mila che è una soglia psicologica di grande importanza. Noi riteniamo che, dopo avervi lavorato intorno per qualche tempo, l’indice potrà raggiungere almeno quota 5.200 prima di una salutare correzione. Le ristrutturazioni effettuate dai tedeschi negli ultimi anni, unite alle riforme che il Paese accetterà nel dopo Schröder guidano la nostra previsione; l’ipotesi che nel 2006 la Germania riconquisterà il ruolo di «locomotiva europea» rimane intatta.

In tutto questo la rivalutazione dello yuan che proseguirà con una marcia «cinese» ma «one way», giocherà un ruolo positivo per chi saprà adeguarsi alle nuove situazioni del gigante economico, situazioni che la Germania con accordi, partnership, dislocamenti di imprese, ha già dimostrato di avere intuito e ben sfruttato. Conclusione: Nasdaq, Dax, Cac40 e Singapore sono i nostri favoriti per l’estate. Poi vedremo.

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