Ecco gli imprenditori col «cuore in mano» nella Milano dell’800

Ecco gli imprenditori  col «cuore in mano» nella Milano dell’800

La storia dell'economia li ricorda come importanti industriali, commercianti, editori, ingegneri. Ma per la città della Madonnina resteranno sempre, prima di tutto, grandi benefattori, mecenati, precursori sociali, innovatori. Sono gli imprenditori milanesi vissuti tra la fine del '700 e l'inizio del '900, che con la loro opera hanno contribuito allo sviluppo non solo economico, ma anche politico, civile e culturale della città. Un interessante libro, edito da Camera di Commercio - «Le élite camerali 1786-1926», ideato da Gabriella Cameran, Luca Castiglioni e Giuseppe Paletta - raccoglie per la prima volta le loro storie, scegliendo come filo conduttore quei personaggi che sono stati designati o eletti in seno all'organo di governo della Camera milanese, diventando a loro modo protagonisti dei primi 140 anni di vita dell'ente. Figure come Ambrogio Binda (1811-1874), nato da una famiglia poverissima e diventato in pochi anni presidente e fondatore di un bottonificio di 600 dipendenti e, nel 1855, della famosa Cartiera Binda, che tuttora esporta i prodotti in tutto il mondo. Non solo: memore delle sue umili origini, pochi anni dopo fondò un vero e proprio villaggio urbano, per dare finalmente un tetto ai 1200 dipendenti. Un'operazione simile fu condotta in quel periodo dal cotoniere Carlo dell'Acqua (1848-1918), che fece erigere per gli operai non soltanto abitazioni e dormitori, ma persino sale d'allattamento per le lavoratrici; oltre a finanziare asili, ospedali, enti caritativi, istituti di formazione.
Il volume, che fa parte della serie «Quaderni dell'Archivio storico» della Camera di Commercio di Milano, offre un'analisi approfondita dei primi rappresentanti dell'istituzione, condotta attraverso schede biografiche (realizzate da Giuseppe Paletta, Stefano Levati e Stefano Morosini) e corredata da un elenco completo delle élite camerali e da interessanti testimonianze storiche e iconografiche. Il risultato è un affresco ricco e ben documentato di storia economica meneghina e di quel mecenatismo lombardo otto-novecentesco di cui tanto si sente la mancanza. Emblematica, in questo senso, la figura dell'industriale tessile e mecenate Enrico Mylius (1769-1854), che trasformò la residenza di campagna in un ritrovo per scrittori, politici e intellettuali, dal Manzoni a Vincenzo Monti, da Massimo d'Azeglio a Carlo Cattaneo; e qualche anno dopo istituì la Società d'Incoraggiamento di Arti e Mestieri. O quella dell'imprenditore Alberto Riva (1848-1924), che all'epoca si aggiudicò l'appalto di alcune delle più importanti centrali idroelettriche del mondo, e al tempo stesso fu socio fondatore del Touring Club e della sezione milanese del Cai. O ancora la vicenda umana e professionale dell'editore Luigi Della Torre (1861-1937), fra i promotori della Lega italiana dei diritti dell'uomo. Nomi noti per alcuni, sconosciuti o dimenticati per altri, ma che hanno il merito indiscusso di aver lasciato in eredità alla cittadinanza uno straordinario patrimonio di edifici pubblici, palazzi, istituzioni culturali, infrastrutture. Come lo Stadio di San Siro, costruito nel dicembre 1925 per volere dell'allora presidente del Milan Piero Pirelli della celebre dinastia della gomma. O come il primo grande passaggio coperto mai realizzato sul suolo italiano: l'antica Galleria De Cristoforis di Milano.

Inaugurata nel 1832 dall'inventore e progettista Luigi De Cristoforis, quando ancora non esisteva il ben più famoso «Salotto» di Vittorio Emanuele, era un capolavoro di architettura con una copertura in vetro che collegava la corsia dei Servi con via Montenapoleone, ospitando oltre settanta negozi e i caffè più «in» della città. Difficile resistere alla tentazione di passare da quelle parti, se non altro per assistere al viavai di artisti e poeti in cerca di ispirazione o di giovani nobildonne in cerca di compagnia.

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